Maggio: “Ci tenevo a giocare l’ ultima al San Paolo, ma non ho rimpianti”

Quarantasei punti nel girone d’andata, un record. Miglior attacco con 34 gol fatti, miglior difesa con 9 gol subiti. Christian Maggio, su quella fascia, la sua, se la gioca sempre. Un veneto che ha scelto il sud e che non sa cosa fare da grande… 

Che aggettivo sceglierebbe per questo Benevento? «Difficile scegliere, ma dico importante: stiamo creando qualcosa di importante per il futuro, neanche noi ci aspettavamo di chiudere un girone d’andata in questo modo. Siamo felici, e non lo neghiamo. Ma non abbiamo ancora fatto niente, ci attende un ritorno difficile, con tutte le squadre ad aspettarci. Noi risponderemo con le nostre forze».

Il Benevento, dicono le altre, gioca un campionato a parte. E le altre, appunto, si tolgono punti tra di loro.
«Il che ci aiuta, è vero. Abbiamo un buon margine ma sappiamo di non poter sbagliare e di non dover mollare. Abbiamo una rosa di 25-26 titolari, anche chi gioca meno fa sempre molto bene».

Questo Maggio ha un anno di più ma è totalmente trasformato rispetto alla scorsa stagione. Qual è il segreto?
«La voglia, la passione per questo sport. Grazie a Pasquale Foggia sono arrivato a Benevento, ed è stata una decisione facile: un progetto sano, una società sana. L’anno scorso ho fatto fatica ad adattarmi dopo tanti anni di A, questa volta sono partito con un’altra serenità e un’altra motivazione. Merito di Inzaghi, che crede molto in me».

La sensazione è che in questo Benevento si fondano tre rabbie diverse: chi c’era in A e ricorda i record negativi; chi c’era l’anno scorso; chi è arrivato e ha aggiunto la propria voglia di rivincita. «Io e altri ci portiamo dentro l’amarezza di non essere arrivati in A l’anno scorso, mancava un piccolo passo ma avevamo perso tanti punti per strada. C’è servito per migliorare e non ripetere certi errori. Quest’anno sto vedendo una mentalità diversa: non pensiamo mai di poter vincere facilmente, siamo umili e pensiamo solo a continuare su questa strada».

Con il Chievo, per esempio, avete reagito alla grande all’insolita situazione di svantaggio. «Ma con squadre così, tipo Chievo e Frosinone, portate a giocare, il compito è anche più facile, con altre più chiuse magari abbiamo fatto più fatica. Però siamo riusciti a sempre a non prendere gol e a sfruttare le nostre qualità davanti. Le partite le portiamo a casa».

Come lavora Inzaghi sulla gestione del non possesso e cosa vi chiede una volta riconquistato il pallone? «Con lui prepariamo le gare utilizzando molto i video sulla squadra avversaria e in settimana prepariamo in modo maniacale tutti i movimenti, in fase offensiva e in quella difensiva. Lavoriamo molto sulle palle inattive, è un nostro punto di forza».

Esiste un playbook per gli schemi su calcio piazzato? «Non svelo i segreti. Però abbiamo tante soluzioni e le adattiamo anche in base alle difese avversarie».

L’approccio del Benevento è sempre maturo, quasi autoritario. Quanto incide il carattere di Inzaghi? «Guardate, voi lo vedete agitato in panchina, ma in realtà durante la settimana è tranquillo, ci spiega bene le cose che però vuole fatte a duemila all’ora, per poterle ripetere in gara. Ci fa stare meglio e la nostra mentalità in gara è sempre uguale, mai un calo di intensità».

Anche sul piano della condizione. «A Pescara abbiamo avuto un black out generale, forse è stata anche una questione di approccio ma la realtà è che non stavamo tutti bene sul piano fisico. Poi è stata anche una giornata storta da parte di tutti. Lo staff e i preparatori ci fanno lavorare molto bene e in campo rendi sempre per come ti alleni».

Ricorda la sua ultima partita in A, o quella che avrebbe voluto fosse la sua ultima in A? E come immagina la sua prossima gara in A? «Napoli-Crotone, certo. Ho voltato pagina, ma lo sapete: ci tenevo a giocare l’ultima volta al San Paolo, fu una scelta di Sarri, non ho rimpianti. C’è delusione, ho ritrovato gli stimoli qui a Benevento. E per una prossima gara, beh: mi piacerebbe solo trovare di fronte i miei ex compagni».

Chi sono i suoi amici nel calcio? «Ho avuto la fortuna di giocare con tanti campioni. Ho un bel rapporto da sempre con Marek Hamsik e con Lavezzi, con loro mi sento spesso».

A quale allenatore è rimasto più legato? «Tutti mi hanno dato qualcosa, da Reja a Benitez, allo stesso Sarri. Mazzarri è quello che ha fatto emergere al meglio le mie caratteristiche, facendomi arrivare in Nazionale. Ora c’è Pippo, che mi insegnerà ancora qualcosa anche se ormai ho 37 anni… ».

Come sarà il futuro di Pippo Inzaghi? «Sarà in A, perché ha le carte in regola per una grande carriera. Magari a Bologna ha avuto delle difficoltà, a Benevento si è rilanciato. E vedrete… ».

Da giocatori, da avversari, vi siete appena sfiorati. «Lui stava finendo, io ero all’inizio della mia carriera. Era sicuramente uno dei più forti attaccanti».

Dai difensori ha molto da farsi perdonare: non sarà che quasi quasi i consigli li dà più a voi che agli attaccanti?
«Sembra strano, ma è proprio così. Agli attaccanti lascia più libertà, sono le caratteristiche individuali che fanno la differenza sotto porta. Con la difesa, invece, lavora in maniera più severa. D’altra parte, lui ha giocato sempre sulla linea e sa come fregarti, no?».
Di Maggio capitano del Napoli si ricorda ancora di quando sventò un ritiro… «C’era Benitez, si viveva un momento particolare, sono riuscito a mediare con il presidente De Laurentiis, non avrebbe giovato a nessuno andare in ritiro. Quest’anno al Napoli è andata diversamente».

Al Benevento, invece, il presidente Vigorito è il primo ad andare in ritiro con la squadra. «E la sua presenza, in ritiro come alle partite, è fondamentale. Lo vedo come un padre, sta spesso con noi, parliamo di tante cose oltre che di calcio. Per i giovani, o per chi ha qualche anno in più come me, un consiglio giusto fa sempre bene».

Il capitano del Napoli oggi è Lorenzo Insigne, che non vive un momento facile. Cosa gli consiglia? «Dispiace per Lorenzo. Gli suggerivo sempre di essere meno istintivo nelle sue uscite, perché lui rappresenta la squadra e da napoletano ha una responsabilità importante. È cresciuto, l’esperienza lo aiuterà e per me deve rimanere a Napoli a vita, per riportare il club ai livelli che contano. Negli anni è sempre stato un crescendo, per il Napoli, un momento difficoltà può capitare. Sono stati anche sfortunati, si riprenderanno con il carisma di Gattuso».

Un veneto napoletano, che ha ora ha messo su casa anche nel Sannio. «Sono in questa regione da dodici anni ormai. La mia famiglia vive a Napoli, io quest’anno resto a Benevento durante la settimana. Sto scoprendo anche nel Sannio il calore e l’affetto. Decisamente non è come al nord».

Al nord ci torna per le vacanze: tutti a Dubai, i suoi colleghi, ma lei sulla neve. Perché? «A me piace la neve, il freddo, ai miei figli piace sciare. Io vivo al Sud ma per la vacanza scelgo la montagna».

Inzaghi ha chiesto a tutti di abitare a Benevento, anche a chi era abituato a fare il pendolare da Napoli. Aiuta davvero il gruppo? «A Benevento ci sto molto bene. A Napoli uscire è sempre stato complicato, a Benevento posso andare in giro a piedi, pranzare dove voglio, e la gente ti lascia vivere con tranquillità, pur avendo grande passione per il calcio. E con i compagni, certo, si passa più tempo insieme così».

Magari organizzando il karaoke. A proposito: il nuovo arrivato, Moncini, come canta? «Bene, ma può migliorare… Si è esibito con “50 special”, ha rotto il ghiaccio… Per noi è stato un grande acquisto, un investimento importante. Lo vedo concentrato, non come quei tanti ragazzi che si perdono perché pensano ad altre cose».

Un giovane che l’ha colpita in questo girone d’andata? «Vignato, anche contro di noi nel primo tempo ha mostrato tanta qualità e infatti l’ha preso il Bologna. Ce ne sono molti in giro».

E tra le altre squadre? «L’Ascoli ha un allenatore giovane, conosco bene Paolo con cui ho giocato nel Vicenza: ha buone idee e giocatori di qualità. Il Frosinone è una squadra preparata anche per la A, il Chievo ha giovani e giocatori esperti. Direi che tutte le squadre hanno un qualcosa, tolte due-tre il campionato è molto livellato».

Maggio come immagina il suo futuro? «Sono molto indeciso, un giorno vorrei fare l’allenatore, un altro il direttore sportivo, un altro il tecnico delle giovanili. Ho un po’ di confusione a riguardo…».

A Benevento, però, c’è pronto un rinnovo in bianco per continuare a fare il terzino. «E allora mi prenderò qualche anno di tempo per pensare a cosa fare da grande. E nel frattempo resto sulla fascia…». 

Fonte: CdS

 

 

 

 

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