Tra avvocati e consulenze la notte del San Paolo è stata parecchio movimentata

L’ANTEFATTO

La squadra è certa di avere Ancelotti dalla propria parte. De Laurentiis è invece sicuro che il ritiro sia «per finalità costruttive» e non «punitive» (lo scrive il Napoli anche in un secondo comunicato diffuso nel pomeriggio di ieri) e che stia quasi facendo un favore al suo allenatore. È certo che sia la cosa giusta da fare. I calciatori sono infastiditi dal fatto di aver appreso la notizia dai giornali (Il Mattino ha anticipato il provvedimento proprio il lunedì mattina). I veterani ricordano il precedente del 2015, quando Maggio, il capitano, con il sostegno di Benitez, fece cambiare idea al patron che pure aveva messo tutti dietro alla lavagna dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia. De Laurentiis non dice no ma fa sapere che se deve fare marcia indietro, deve essere Ancelotti a chiederlo e non i calciatori (a cui negli ultimi giorni ha pure accordato i premi per la Champions). Ma il tecnico non fa nulla. Ovvero, non ha problemi a schierarsi e a mettere la faccia ma traccia una linea netta tra sé, i suoi compiti e tutto il resto del mondo: sono completamente d’accordo con voi, dice alla squadra, e lo dirò anche pubblicamente ma queste sono scelte della società e io non mi permetto di interferire perché non tocca a me farlo. Mertens e Callejon allora si muovono per altre vie perché sono certi che si tratti di un provvedimento anche contrattualmente illecito: nessuno, dicono, può costringerli a restare così tanto tempo in ritiro. Peraltro, i nazionali sono quelli più incavolati: da domenica andranno via da casa per altri 10-13 giorni. Una infinità. Allan consulta un avvocato, c’è chi chiama l’Assocalciatori, quasi tutti si fanno fare una consulenza dai propri manager che a loro volta si rivolgono a dei legali. I pareri sono contrastanti, ma lnsigne, Callejon e soci decidono di proseguire lo stesso con la protesta. Il dado ormai è tratto.

Fonte: Il Mattino

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