De Laurentiis accusa, ecco la sfida degli imprenditori: porti il Club in Borsa

 L’ACCUSA

«A Napoli manca del tutto la precisione temporale nel mantenere gli impegni. Anche se però ci sono tantissimi imprenditori di primissimo livello ma che hanno il braccino corto e se ne stanno un po’ nascosti e da 15 anni non li ho mai visti allo stadio». Così parlò patron Aurelio De Laurentiis dal ventre del San Paolo, ma stanno davvero così le cose? A sentire gli imprenditori napoletani la verità sta nel mezzo, c’è chi gli dà torto e chi no e magari chiede allo stesso patron di fare di più. 


LE IDEE 

 Costanzo Jannotti Pecci di Federindustria turismo, titolare di Palazzo Caracciolo – albergo superstellato nel cuore del centro storico dove molte squadre di calcio alloggiano, anche il Real Madrid ci è stato – è uno che lo stadio lo frequenta e conosce anche il presidente della Ssc Napoli. «Non di rado scambio opinioni con De Laurentiis – racconta Jannotti Pecci – e lui effettivamente vorrebbe una maggiore presenza allo stadio di noi imprenditori e anche della gente. Se il presidente desse vita a delle iniziative tali da poter favorire un rapporto più continuo, il mondo delle imprese risponderebbe alla grande. Penso alla quotazione del Napoli in borsa, sono sicuro che noi imprenditori risponderemmo con forza. Naturalmente il Napoli dovrebbe restare nelle sue mani».

Sul braccino corto Jannotti Pecci è netto: «De Laurentiis ha pienamente ragione, il momento è delicato sia per Napoli che per la Campania e noi imprenditori dovremmo aprirci di più e non restare a guardare solo alle nostre aziende. Non vedo un’attenzione particolare alla città di una classe imprenditoriale importante come quella napoletana e campana».

Ambrogio Prezioso, ex presidente dell’Unione industriali e dell’Acen e protagonista della vita napoletana, legge la vicenda da un altro punto di vista: «Diciamo che a Napoli la tenaglia della burocrazia e la lentezza che ne deriva è sentita di più, anzi direi che è drammatica e investire in queste condizioni è difficile». Prezioso – attivo nell’area est – lancia la sue idee: «In generale il giudizio di De Laurentiis è ingeneroso – spiega – se ci fosse nella zona industriale la scelta politica di delocalizzare i depositi petroliferi quel pezzo di città rinascerebbe e ci sarebbero investimenti. Cassa depositi e prestiti – proprietaria di Manifattura tabacchi – creerebbe valore come fa in tutta Italia con progetti aperti alla nuova economy, legata alle start up di Apple Academy, della Federico II e di tante eccellenze che ci sono. Napoli può rinascere con i suoi giovani e non solo con quelli che provengono dall’Europa e dal Nord Africa, attualmente il 25% del totale». Per Prezioso in questo modo «finirebbe l’emorragia di giovani preparati che fanno la fortuna di territori più attrezzati». 


IL RILANCIO 

Giancarlo Carriero, presidente della sezione turismo dell’Unione industriali – spesso al fianco di De Laurentiis al San Paolo – inquadra così il tema sollevato dal patron: «La mia idea è che l’investimento nel calcio è complicato, chi si è avvicinato spesso ha fallito. In questo De Laurentiis ha dato la prova di saperci fare ottenendo grandi risultati e dimostrando capacità non comuni. Quanto al braccino corto il presidente ha generalizzato e questo non è un bene perché fa venire a galla dei pregiudizi». Insomma Carriero non ci sta: «Soprattutto nel turismo noi imprenditori stiamo dando tanto e vorremmo fare di più: penso all’Hotel Britannique e alle possibilità che si potrebbero aprire se si delocalizzasse il Tar restituendo quell’edificio di piazza Municipio alla sua mission originaria, ovvero l’ospitalità. O al Molo San Vincenzo, che potrebbe essere utilizzato in un modo migliore mentre adesso è abbandonato. Per investire bisogna creare anche le condizioni».

Federica Brancaccio, la presidente dell’Acen, è pragmatica: «L’imprenditore investe sulla scorta di un progetto valutando il rischio, non mi risulta che qualcuno di noi si sia sottratto. Altra cosa è il cuore e l’investimento nel mondo del calcio». 


LA CRITICA

Piuttosto critico con il patron è il presidente della Camera di Commercio Ciro Fiola: «De Laurentiis – spiega – ha un’attività commerciale, ha investito nell’ambito del calcio professionistico e gli è andata bene perché è bravo, però vende anche i giocatori a cento milioni. Lui prende anche da Napoli». Fiola è parzialmente d’accordo sul braccino corto: «Dia il buon esempio, spenda 10 milioni per il verde e io garantisco che metterò insieme altri imprenditori che faranno lo stesso per la cura di Napoli». A cura di Luigi Roano (Tratto da Il Mattino)

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