Gran folla a centrocampo, ma in due si salvano

Il centrocampo. Così li giudica il Mattino

Callejon 6
Diventa molto spesso interno di centrocampo in fase di possesso. E in questa posizione apre il campo per Malcuit nell’occasione del vantaggio azzurro. Poi anche lui è vittima della metamorfosi finale: un cedimento fisico totale, quasi un collasso. Un black out nella testa senza la capacità di reagire dopo il primo colpo preso da Zapata

Allan 6,5
De Roon e gli altri hanno evidenti difficoltà ad impostare e in questa terra di nessuna il brasiliano si esalta nelle chiusure: la testa sempre alta non perde palloni e ne smista. Poi il patatrac: l’argine centrale non regge, e lui fa fatica a tenere alto il ritmo sostenuto fino a quel momento. Però salva ancora in alcune chiusure.

Fabian 5,5
Torna centrale anche perché non c’è un Ramsey da fronteggiare: dallo spagnolo idee e variazioni di ritmo ed è senza dubbio una performance migliore rispetto allo scialbo rendimento delle ultime settimane. Va a vuoto in qualche circostanza nella ripresa, ma per il resto difficile che combini dei veri e propri pasticci.

Zielinski 5
Si accentra come Callejon, cercando molto più l’imbucata. Gioca in maniera troppo didascalica. Divora il gol della sicurezza al termine di un fraseggio in verticale da applausi: deve imparare a vedere meglio la porta perché i suoi errori a due passi dalla porta in questa stagione non sono stati pochi. Si fa prendere dallo sconforto e crolla.

 Younes sv-Entra per Mertens ma si piazza lì davanti senza capire bene se è carne o pesce. Tutto è saltato e il Napoli è sulle gambe. E non si capisce perché non abbia la forza di tentare una rimonta finale, visto che l’Atalanta non ha in ogni caso dimostrato di essere in chissà quali condizioni. Qualche scatto e poco altro. Invisibile.

Verdi sv
Non fa mai la cosa giusta. Ed è un peccato. Solo che è evidente che non è l’uomo che può decidere le partite nei finali. È stato provato e riprovato e non riesce mai a fare da rottura, o iniziare qualche ripartenza o alzare il ritmo del gioco offensivo. Si mette lì ed è in bali degli eventi. Dimostra nei fatti che le gerarchie di Ancelotti non sono sbagliate

 

 

 

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