Ciccio Marolda: “La dura legge del pallone di riserva”

Il commento alla gara di Coppa Italia di ieri sera al San Paolo tra Napoli ed Udinese di Ciccio Marolda sulle pagine del Corriere dello Sport:

Marolda

Largo ai giovani. Spazio a chi, giovane ma anche non più tanto giovane, conosce la malinconia della panchina. E’ la legge del pallone. Quella del pallone di riserva. Dove c’è pure scritto che, però, quando poi tocca a te non puoi farti trovare giù di corda e neanche su di giri. Non a caso la storia racconta che i campionati si vincono con i titolari, che hanno più equilibrio e più qualità. Giusto. Ma, con tutto il rispetto, questa è la Coppa Italia e quindi si può provare ad andare avanti pure con le riserve, se senza ipocrisia si vogliono chiamare con il loro nome le seconde linee. E allora eccoli i giovanotti coi minuti contati in campionato: il “ragazzino” Ounas, 87 minuti in tutto con una media-partita di cinque minuti quasi; il signorino Rog: ben 13 presenze, ma 163 minuti totali e media di quasi dieci a gara; Sepe, una partita e basta; il signor Giak: quattro tacche, sessanta minuti complessivi e quattro minuti di media sino ad oggi e c’è anche Nikolino Maksimovic: novanta minuti e basta e pure lui in una volta sola.
Sì, la notte di coppa è un’altra cosa. Senz’offesa, contro l’Udinese è la notte dei fantasmi azzurri. E bisogna essere onesti: l’allenatore non poteva essere di manica più larga. Al punto che è lecito pensare che non aspettasse altro per far vedere a tutti che lui non è allenatore avaro in quanto a cambiamenti. Correndo anche più d’un rischio, è ovvio. Perché se i titolari per un giorno – pardon: per una notte – si fanno prendere dalla frenesia, dalla comprensibile ma controproducente voglia di strafare, diventa un grosso guaio. E se poi si fanno attrarre da un possesso palla che quasi mai finisce con il tiro in porta, beh, è pure peggio. Tant’è che per rimettere ordine nelle faccende azzurre serve la qualità dei veri proprietari della prima linea. Il che inevitabilmente porta a più d’una riflessione. La prima, che se non cambiare mai può fare danni, cambiare troppo e tutt’assieme è ancora peggio. L’altra, che contro squadre come l’Udinese che si difendono in tanti e con destrezza avere più qualità e quindi più titolari in campo diventa necessario. L’ultima parla invece di mercato. Il Napoli può migliorare, si capisce, ma perché questo accada c’è bisogno che a gennaio o pure più in là, ingaggi giovanotti uguali se non migliori di quelli che già ha. Altro non servirebbe. Anche perché il campo lo vedrebbero, sì, ma da lontano.

 

 

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