P.P. Marino: “Impensabile che il sipario del calcio si rialzi”

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A volte il calcio sembra proprio fuori dalla realtà, come se vivesse in un universo parallelo. E pensa addirittura di ricominciare a breve, perchè sì, alcuni lo hanno pensato. Pierpaolo Marino è nel calcio dal 1977, è stato artefice dello scudetto del Napoli nel 1987, ha lavorato tanti anni a Bergamo e adesso è  direttore tecnico e sportivo dell’Udinese. A Il Mattino parla della situazione attuale…

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Teme per una recessione del calcio? «Io temo per l’economia di tutto il mondo, credo che siamo davanti a una situazione che non si può prevedere. E se crollano le banche? Il sistema calcio è sano e in una maniera o in un’altra ne uscirà lentamente fuori. Ma mi preoccupano altri fallimenti: quelli delle tante aziende che devono chiudere e che non si sa come apriranno».
Come si gestisce un club stando a casa? «Ma non bisogna fare nulla. Qui a gestire le cose è il coronavirus, le notizie da brividi che gelano il sangue ogni momento. Impossibile pensare al calcio, a rivedere una partita».
A maggio non si può ripartire, dunque. «Bisogna adesso prendere delle decisioni per evitare di compromettere la prossima stagione. Io faccio uno scenario a tre mesi, nel breve termine: e non vedo possibilità che il sipario possa rialzarsi su questo campionato».
Se pensa che Lazio e Napoli avevano in programma gli allenamenti in questi giorni. «Magari c’è chi pensa di autoesaltarsi facendo tornare in campo le proprie squadre, ma è un modo per non rendersi conto della realtà».
Il mondo del pallone, talvolta, dà l’impressione di vivere su un altro pianeta. «Il governo del calcio ha avuto un po’ di esitazioni tra porte chiuse e porte aperte, per giocare mezza giornata di A un giorno e l’altra metà il giorno dopo. Bisognava sospendere tutto una settimana prima, senza giri di parole o trattative. Invece ogni volta si pensa che come se ci fosse la bacchetta magica il giorno dopo possa essere diverso da quello precedente. Invece, è solo peggio».
Anche la manfrina della Uefa tra Europei e Champions. Difficile fermare tutto? «Tutto il caos in Italia nasce delle titubanze dell’Uefa a rinviare Euro2020. Con il fiato alla gola delle nazionali, il timore di non farcela a chiudere in tempo i campionati, si è scelto di non fermarsi. Ma intorno ci sono scene apocalittiche che fino ad adesso abbiamo visto solo nei film e che mai prima d’ora pensavamo di vivere da protagonisti».
Il calcio cosa dovrà fare? «Immagino che certi introiti del passato nel breve periodo non saranno possibili. E dunque andranno ridimensionati i costi. Ma quel che conta è che sia l’economia globale a non andare in default perché altrimenti non c’è scampo per nessuno».
Una intesa tra società e calciatori per i tagli dello stipendio potrebbe non essere semplice. «È prematuro ogni tipo di discorso, ma ci sono già delle clausole di salvaguardia del calcio. Lo strumento della sospensione dello stipendio è uno di questi, per iniziare. In mancanza di una prestazione, non credo che sia un errore. Come fai a pagare se non giocano e non si allenano?».
Atalanta-Valencia può essere stata una bomba ecologica per la diffusione a Bergamo del coronavirus? «È possibile, in 45 mila persone si sono mosse pochi giorni prima che esplodesse la pandemia. Non si doveva giocare. Bergamo sta pagando un prezzo altissimo. Mi angoscia, mi addolora la sofferenza di quella città. Ho degli amici straordinari lì, cinque anni bellissimi: non ci sta una sola persona di quelle che conosco che non sia stata colpita da un lutto».

Fonte: “Il Mattino”

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