Scopritori di talenti, ma dove?

Oggi parliamo dell'attaccante classe '96 Guglielmo Buonauro

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Far sì che la propria passione diventi un vero e proprio lavoro è il sogno di tutti, soprattutto se per coltivare quella passione si son sempre fatti sacrifici. Diventare calciatore è l’ambizione di quasi tutti i ragazzi ma solo uno su 10 riesce a raggiungere quest’ obbiettivo. Ci vuole talento, dedizione e si, inutile negarlo, un pizzico di fortuna. Puoi giocare in serie A da anni e ritrovarti poco dopo in serie nettamente inferiori cosi come, puoi aver sempre giocato in squadre di paese e ritrovarti un bel giorno a giocare fianco a fianco col tuo idolo. Per diventare calciatori il talento non sempre basta. Serie come l’eccellenza, la promozione, la prima categoria e via dicendo non finiscono mai in prima pagina, ne sono calcolate da giornalisti o procuratori eppure, queste squadre che sembrano cosi lontane dal calcio che conta nascondono talvolta veri e propri talenti che nessuno è ancora riuscito a scovare. Domicella squadra di prima categoria, lontana dai grandi riflettori ha acquistato quest’anno un ragazzo, Guglielmo Buonauro classe 96, prima punta, un ragazzo che ha sempre lasciato il segno nelle squadra in cui ha giocato, un calciatore che di talento ne ha da vendere ma non ha avuto, non per colpa sua, la fortuna di essere visto e valutato dalle squadre giuste . Un Passato nel calcio di poco conto: nelle giovanili e successivamente nella prima squadra del Scisciano, le giovanili del Pomigliano, in Promozione col Vico dove ha vinto prima di essere catapultato in prima squadra il premio di capocannoniere della Juniores e infine il Domicella. Un curriculum non di prima classe ma di grandi sacrifici, sicuramente.

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Quanti sabato trascorsi a casa nel preparare il borsone per il giorno dopo, quante domeniche trascorse lontani dalla famiglia, quanti No alle discoteche perché si è troppo stanchi per ballare dopo essere scesi in “pista” tutto il giorno con il proprio pallone, sacrifici di tutti quelli che desiderano intraprendere questa carriera, che però non a tutti vengono ricompensati. La paura di non farcela, il timore di non essere cosi forti come tutti quelli che ti vedono giocare dicono, la voglia di lasciar perdere quel pallone e indossare i vestiti da lavoro perché, a quasi 20 anni non ci si può permettere di dedicare la propria vita ad un sogno che rischia di non divenire mai realtà. Eppure Guglielmo il pallone non l’hai mai lasciato e non perché sia un illuso semplicemente perché crede in se stesso cosi come fanno tutti quelli che gli sono vicino. Si nota quando si ha il calcio nel sangue, quando di erbetta e pantaloncini non si può fare a meno, come una vera e propria droga; quanto è ingiusto sapere che pur facendo gol da fuoriclasse non finirai mai in prima pagina perché non giochi nella squadra di cui parla sempre la Tv. Bisognerebbe guardare meno la categoria e più i ragazzi che ci giocano, tutti abbiamo bisogno di una possibilità nella vita. Si chiamano “scopritori di talenti” eppure si trovano solo nelle partite delle giovanili di squadre importanti, facile cosi… il vero talent scout è colui che ha le scarpe consumate per il troppo girare, ed ultimamente se ne vedono pochi in giro.

 

A CURA DI ROSANNA BUONAURO.

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