IL MATTINO-La vita di Andrea Carnevale in un libro

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Sull’edizione odierna de “Il Mattino” è stata presentata l’autobiografia di Andrea Carnevale. Scritta con Giuseppe Sansonna, “Il destino di un bomber”, questo il titolo dell’opera edita da 66Thand2and e in vendita a 18 euro, descrive la storia umana e calcistica di Andrea Carnevale.  Di seguito un estratto del pezzo de “Il Mattino” oggi in edicola.

“Perché il destino di questo ex attaccante dai capelli grigi, che da tempo si è ritagliato un ruolo attivo e discreto a Udine (è responsabile dell’area scouting), sembrava segnato quando era giovanissimo. Lui e i suoi fratelli assistevano tutti i giorni alle violenze del padre Gaetano sulla madre Filomena. Andrea era il più coraggioso e si recava nella stazione di carabinieri di Monte San Biagio per denunciarle a voce. Chiedeva aiuto ma chi indossava la divisa, in quegli anni, si voltava dall’altra parte. E un giorno, il 25 settembre 1975, il 14enne Andrea tornò dai carabinieri per raccontare che il padre aveva ucciso a colpi d’ascia la madre.
La vita sembrava aver tolto tutto a lui e ai suoi fratelli (il padre si suicidò in manicomio nel 1983) e invece Andrea è stato più forte di quella tragedia. Ha scelto la strada del calcio, che è stata in ascesa per lui fino al 1990. Un anno in cui il destino gli ha prima dato tutto – il secondo scudetto col Napoli e la convocazione per i Mondiali (anche se lo sorpassò Schillaci, che diventò l’eroe delle Notti magiche) – e poi gli ha tolto la gioia di indossare la maglia della Roma, perché con il portiere Peruzzi venne squalificato per doping, avendo usato un farmaco contro l’obesità. Prima di Napoli, dei trionfi e delle notti con Diego, c’era stata la tappa di Avellino, dove il 18enne Andrea si era formato. Era il 1979 quando il direttore sportivo Pierpaolo Marino convinse il presidente Antonio Sibilia a prendere quel ragazzo dal Latina. Il Commendatore, boss del calcio e dell’edilizia in Irpinia, si convinse. Ma a un patto: il giovane Pierpaolo avrebbe dovuto garantire l’operazione firmando cambiali per 110 milioni di lire. Andrea racconta gli allenamenti, le amicizie, le giornate nel pensionato gestito da Titino Leo a Mercogliano, dove il 23 novembre 1980 sentì la scossa di terremoto che avrebbe stretto in un abbraccio ancor più forte la gente e la squadra. E poi, nel 1986, Napoli.
Quattro miliardi di lire all’Udinese, il destino aveva offerto a Carnevale la possibilità di dividere lo spogliatoio con Maradona, che diventò uno dei suoi più cari amici. Ma c’era il problema di cominciare raramente le partite dal primo minuto perché là davanti c’era Giordano. Eppure, fu suo il gol il suo gol del primo scudetto, segnato alla Fiorentina al 29′ il 10 maggio 1987. Negli spogliatoi, mentre Maradona faceva docce di champagne a tutti, i cronisti raccolsero lo sfogo di Carnevale: chiedeva spazio, altrimenti sarebbe andato via. E si accesero così gli scontri con Bianchi, una multa dopo l’altra (venti ne contò l’attaccante). Durante le Olimpiadi di Seul, estate dell’88, dal ritiro della Nazionale Andrea lanciò parole di fuoco contro il Napoli. Io c’ero alla telefonata che il dg Moggi gli fece dalla trattoria “Da Peppino” a Santa Lucia. Non esistevano i cellulari, accanto ai tavoli le prese telefoniche dove spostare l’apparecchio per i clienti. La telefonata con Seul fu lunghissima. Alla fine il proprietario del ristorante, Alfonso, disse a Moggi: «Diretto’ ci sono centinaia di scatti, ma dove avete chiamato?». E Moggi, sorridendo: «A Frosinone, perché?».
La presenza di Maradona aveva convinto Carnevale a restare a Napoli nonostante le offerte, fino all’estate del ’90. Si frequentavano anche fuori dal campo, però Andrea non varcava quel limite che invece ogni notte Diego superava. I momenti da ricordare non sono stati soltanto quelli delle vittorie ma anche le gare di palleggi con i mandarini che Carnevale portava da Fondi. Ed erano così legati che Andrea non se la prese quando non lo vide al suo matrimonio con la showgirl Paola Perego il 12 luglio del ’90: Diego aveva perso la finale mondiale contro la Germania quattro giorni prima e lui capì quali tormenti il suo capitano avesse dentro.

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