Edizione locale



Leonardo Spinazzola, uno dei più grandi protagonisti dell’avvio di stagione del Napoli, è stato di parola: il 17 luglio 2024, appena ingaggiato da svincolato, disse chiaro e tondo di essere ancora in grado di dare qualcosa, un bel po’ di cose, e 445 giorni e 37 partite più tardi
è stato convocato in Nazionale dopo aver vinto uno scudetto, la concorrenza dei più giovani e soprattutto lo scetticismo di chi lo riteneva finito.
Concetto crudo? Forse, ma è ciò che in tanti pensavano o dicevano e ricordarlo sottolinea la grandezza del suo ritorno. Già, Spina è tornato: decisivo con il Napoli e alfiere di quell’Italia che gli ha dato tantissimo e, indirettamente, anche tolto al culmine della carriera e al massimo dello splendore. Dimenticare l’infortunio del 2021 all’Europeo è impossibile – rottura del tendine d’Achille sinistro contro il Belgio ai quarti – ma forse ricordare vale una lezione: si può cadere, ma rialzarsi è la sfida. Non tutti ci riescono, certo, ma Spina ce l’ha fatta. E sia chiaro: la sua non è una favola, piuttosto una storia da raccontare. Fonte CdS
