Il colpo Savoldi, 50 anni dopo: il giorno in cui Napoli si prese il suo bomber da record

L’edizione odierna de “Il Mattino” svela i retroscena dell’acquisto di Savoldi da parte del Napoli

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Era il 10 luglio 1975 quando il Napoli cambiò volto. A raccontarlo furono due penne storiche de Il Mattino, Romolo Acampora e Giuseppe Pacileo, con un titolo a nove colonne che faceva tremare i tifosi: “Savoldi al Napoli, ma che battaglia!”. L’annuncio dell’acquisto del centravanti Beppe Savoldi arrivava al termine di una delle trattative più complesse dell’epoca, conclusa per la cifra record di 2 miliardi di lire, tra parte cash e contropartite tecniche (Sergio Clerici e la comproprietà di Rosario Rampanti).

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L’operazione era così delicata che l’intervista esclusiva al nuovo acquisto, già pronta in redazione, venne ritirata all’ultimo minuto il giorno prima della pubblicazione: il presidente del Bologna, Luciano Conti, fece saltare momentaneamente l’accordo a causa delle pressioni di Juventus e Milan. Ma Corrado Ferlaino, da sei anni alla guida del club partenopeo, non si lasciò intimidire e portò a casa il bomber. “Questo acquisto lo dovevo ai tifosi napoletani”, dichiarò l’ingegnere, mentre Savoldi sognava già la sfida con la Juve che, solo tre mesi prima, aveva negato al Napoli lo scudetto con il celebre gol di Altafini.

L’impatto di quel trasferimento andò ben oltre il campo: sebbene Savoldi non riuscì a portare il tricolore sotto il Vesuvio (si fermò alla Coppa Italia del 1976), il suo arrivo accese l’entusiasmo di una città intera. Ma non mancarono le polemiche. I sindacati dei netturbini e alcuni giornali del Nord attaccarono la spesa, sostenendo che Napoli aveva bisogno di essere ripulita prima ancora che rafforzata calcisticamente. Un deputato, Angelo Sanza, arrivò perfino a sollevare il caso in Parlamento, chiedendo a Aldo Moro come fosse possibile che un club potesse spendere cifre simili.

Ferlaino, tuttavia, aveva pianificato tutto: l’acquisto venne di fatto finanziato attraverso la campagna abbonamenti, che raggiunse un record di 75mila tessere, fruttando 3 miliardi di lire. Il doppio del costo dell’operazione. Se una manovra simile fosse stata messa in atto da un club del Nord, probabilmente non avrebbe suscitato altrettante critiche. Ma il presidente del Napoli non si lasciò intimidire. A difenderlo ci pensò anche Enzo Biagi, che sul Corriere della Sera scrisse: “Ferlaino non è un dissipatore né un Pulcinella. È un manager lucido. Non tocca a lui risolvere i problemi sociali della città, il suo compito è costruire la squadra migliore possibile. Non ha offeso la miseria, al contrario: l’ha consolata”.

Cinquant’anni dopo, quel colpo di mercato resta un simbolo di orgoglio e ambizione, l’inizio di un’epoca in cui Napoli imparò a pensare in grande.

Fonte: Il Mattino

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