“Lavoro, sudore, sacrificio, fame: è cambiato anche il vocabolario nello spogliatoio azzurro”. Lo scrive oggi La Gazzetta dello Sport facendo riferimento alla rivoluzione targata Antonio Conte. Si legge: “L’era Conte, invece, è stata rivoluzionaria in tutto, perché nessuno era mai partito da un decimo posto, senza coppe e senza un appeal internazionale forte da poter usare per arrivare a giocatori top. Antonio ci ha messo la faccia, è stato la calamita per attirare grandi nomi come Lukaku e McTominay, gli uomini che oggi stanno spingendo Napoli verso un sogno inaspettato. Perché il progetto scudetto prevedeva un anno di rodaggio prima di provare a lottare con le grandi. […] Il suo Napoli non si è mai scomposto: ha avuto un calo di rendimento a febbraio, post mercato, per i tanti infortuni che hanno condizionato il lavoro. Ma a conti fatti, Conte è stato primo per 18 giornate di campionato con la miglior difesa d’Italia e d’Europa, perché è così che si vincono i campionati. E Conte lo sa bene: in Italia ha brindato a 5 scudetti da giocatore e 4 da allenatore. A Napoli potrebbe cucirsi addosso la sua personale stella. Sì, sarebbe un prodigio.”
