Benitez: “Oltre al talento, ci vuole altro per imporsi. A 13 anni già raccoglievo dati per analizzarli”

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Il lavoro di Rafa Benitez a Napoli è stato rivalutato nel corso degli anni. Le due mancate qualificazioni in Champions League gli avevano attirato qualche antipatia da una parte dell’ambiente, ma oggi il ricordo delle due coppe vinte (Coppa Italia e Supercoppa) oltre che dei calciatori portati in Campania nella sua prima stagione in Campania hanno contribuito a riabilitarlo anche da parte dei suoi vecchi detrattori. C’è chi auspica addirittura un ritorno dello spagnolo a Napoli, ma in un’altra veste. Non quella di allenatore, ma di DS o consulente di mercato. Si legge su areanapoli.

Factory della Comunicazione

Rafa Benitez ha rilasciato alcune dichiarazioni al Guardian: “Quando avevo 13 anni al Real Madrid, prendevo appunti sui miei compagni di squadra e li analizzavo. A 16 anni facevo l’allenatore dei miei amici durante le vacanze estive, a 17 facevo il giocatore-allenatore all’università… Claudio Ranieri ha 72 anni e allena ancora, quindi ho tanto tempo. Oggi Xabi Alonso è sicuramente l’allenatore da prendere. Vent’anni fa era un centrocampista magro e lento della Real Sociedad. Tutti avevano dei dubbi. Potrebbe giocare in Inghilterra? Non è abbastanza forte nella parte superiore del corpo, non è veloce. C’erano punti interrogativi. Sapevamo che aveva talento, ma ci sono molti giocatori che hanno talento, che non riescono a far fronte alla fisicità e al ritmo. Era intelligente. Quando spieghi le cose ad alcuni giocatori, devi ripeterle. Xabi era uno che imparava velocemente. È un grande nome, un buon professionista, un bravo ragazzo, sta andando davvero bene, quindi capisco il perché. Ma con i social media tutto sta andando troppo velocemente e le persone non riescono a vedere il quadro generale”.

Poi Rafa Benitez ha parlato delle abitudini tecnologiche dei più giovani. Racconta di aver osservato 14 giocatori del suo Napoli seduti nella lounge dell’aeroporto, a testa bassa, paralizzati dai telefoni: “Nessuno parla! Questa nuova generazione è nell’era della comunicazione ma non comunichiamo!”

 

Fonte: areanapoli, The Guardian

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