Josè Altafini: “Io e o’ Rey accomunati dalla povertà, con lui finisce il calcio universale”

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Josè Altafini è stato amico, rivale e compagno di squadra di o’ rey. L’ex attaccante di Napoli e Milan aveva un rapporto molto forte con lui, ai tempi del mondiale vinto in Svezia erano inseparabili. «Un periodo sensazionale, la Selecao era uno squadrone, ci divertivamo da matti in campo. Sembrava di giocare alla play-station, non ce n’era per nessuno. L’ho conosciuto e frequentato dentro e fuori il campo, ecco perché lo amo.

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La scomparsa di Pelè non l’ha colto di sorpresa. «Purtroppo me l’aspettavo, l’anno non poteva finire in modo peggiore. Sono giorni tristi per tutto il calcio, non solo per il mio popolo. Sono stato in Brasile fino a due settimane fa, ho seguito molto la sua malattia. Era da un po’ di tempo che ci saremmo dovuti rivedere ma purtroppo non stava bene e per una questione di delicatezza, non ho mai insistito più di tanto per incontrarci».
pelèNon c’è nemmeno bisogno di chiedere a Josè chi sia stato il migliore di sempre. «È giusto che ognuno abbia il proprio idolo, per me è stato il numero uno in assoluto. È stato il calcio, da quando questo sport è nato. Con Pelè finisce l’idea di calcio universale».
Un’amicizia nata da quando eravate bambini? «Ma su alcuni particolari sono state raccontate tante inesattezze. Non abbiamo mai giocato insieme per strada perché vivevamo in città differenti. Eravamo accomunati dalla povertà ma un’altra leggenda è stata quella raccontata a proposito della madre, che non era la donna di servizio della mia famiglia. Povero lui e povero io, come potevo avere una cameriera se avevo solo due pantaloni e una camicia?».
Il calcio ha fatto il resto. «Sì, ci siamo incrociati giovanissimi in formazioni diverse: lui nel Santos, l’unica squadra brasiliana della sua carriera, io invece nel Palmeiras. La nazionale verde-oro ci ha riunito, abbiamo esordito insieme: Pelè aveva 17 anni e io 19. Avevamo davanti agli occhi i connazionali degli anni 50, erano i nostri miti, prima che esplodesse lui e quella squadra irripetibile del 58».
Altafini è stato un idolo del Napoli-boom di fine anni sessanta: lui, Juliano, Zoff, Sivori per tre volte incrociarono il Santos in amichevole. «Verrebbe da dire che è stato usato tantissimo, nel senso che giocava sempre, non si fermava mai. Il Santos era spesso in giro per il mondo perché doveva fare cassa e lui scendeva in campo anche due volte nello stesso giorno. Il suo fisico è rimasto logorato eppure non ho mai pensato che potesse ammalarsi, era un atleta perfetto, fortissimo fisicamente, non saltava gli allenamenti e a tavola sapeva controllarsi. Ricordo le sfide con il Napoli, al San Paolo e in America: in una finita 4-2 per loro, segnammo entrambi una doppietta e scambiammo la maglia».
Napoli è Maradona, però. «Io sostengo che è stato superiore a Diego: ha vinto tre mondiali e segnato più di mille gol».

Fonte: Il Mattino

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