Il Napoli del futuro? Sarà Spalletti, patto con De Laurentiis al Britannique

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Spalletti è blindato. Nessun mal di pancia. Nessuna voglia di cambiare aria. Quel suo «Adl ogni tanto borbotta per i miei cambi» risuonato al termine della via crucis di interviste post-Roma non deve essere interpretato come un avvertimento o come un monito per il futuro: e non è solo questione di contratto. C’è proprio la voglia di portare avanti il progetto iniziato l’estate scorsa. Né Aurelio De Laurentiis è sfiorato dall’idea di cambiare. Ieri i due si sono incontrati per un vertice al Britannique: lo fanno spesso, anche dopo una vittoria. Ovvio che il momento è delicato e di questo si è parlato. Ovvero come provare a vincere le ultime cinque gare. Tra De Laurentiis e Spalletti c’è feeling: d’altronde, Spalletti è il tipo ideale per il patron azzurro: quando c’è una scelta aziendale lui si fa da parte e lascia fare. Non alza muri, non fa barricate, non si mostra ostile. Il contrario, per esempio, di Rino Gattuso. Dall’addio di Insigne alla scelta di portare in scadenza Ospina, Mertens, Ghoulam e così via e lasciarli andare via. Lui accetta ogni cosa e va avanti. Dunque: fratture non ce ne sono. Di nessun tipo. De Laurentiis è uno degli ultimi padroni all’antica nel calcio italiano. E i presidenti di una volta si lamentano per i cambi, provano a dare consigli per la formazione, magari sperano che giochi uno piuttosto che l’altro. E siamo sicuri che sia un male?  P. Taormina (Il Mattino)

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