Merolla (ex Turris) su Spalletti e Andreazzoli: “Due perfezionisti, a Coverciano studiavanoi a tutte le ore”

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Antonio Merolla, torrese ed ex tecnico anche della Turris, ha 63 anni, uno in più di Luciano Spalletti. Ne è stato compagno di studi, al supercorso di Coverciano del 1999, la scuola dei tecnici che fu creata da Italo Allodi. C’era anche Aurelio Andreazzoli in quella sessione.

 

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Ventidue anni fa Spalletti allenava la Samp mentre Andreazzoli lavorava nel settore giovanile della Fiorentina.

 

«Due perfezionisti e proprio durante le settimane trascorse a Firenze entrarono in sintonia. Non mi meravigliai quando a distanza di anni Spalletti volle Andreazzoli nello staff della Roma», ricorda Merolla.


Che tipi erano i suoi compagni di corso?
«Due colleghi alla mano, sempre disponibili al confronto. Luciano allenava già in A ma non si dava arie. L’aspetto bello del supercorso era ciò che accadeva lontano dalle lezioni, quando ci incrociavamo nei viali o in albergo e ci scambiavamo opinioni. Io lo facevo con Gianni Simonelli, perfino in auto nei viaggi da Napoli a Firenze, e Spalletti con Andreazzoli: studiavano a tutte le ore».
Ad esempio?
«Una notte vidi le luci dell’aula nella palazzina dell’albergo accese a mezzanotte. Mi incuriosii ed entrai. C’erano loro, Luciano e Aurelio, che alla lavagna discutevano su un calcio d’angolo. Andarono avanti fino alle due di notte».
Quella fu una stagione travagliata per Spalletti, licenziato e poi richiamato dalla Sampdoria.
«E io mi infuriai quando sentii che era stato esonerato per far posto a David Platt. Ma che c’entrava uno straniero con una panchina di serie A? L’inglese non aveva il patentino e arrivava, senza aver studiato nulla e aver fatto alcun sacrificio, in una squadra importante, togliendo il posto a un professionista italiano quarantenne. Dissi al professore Ferrari, che gestiva i corsi, che ero intenzionato a lasciare Coverciano in segno di protesta perché quella decisione della Sampdoria offendeva la categoria dei tecnici italiani. A distanza di qualche settimana, per fortuna, la Samp richiamò Luciano».
Avrebbe immaginato di vederlo sulle panchine più importanti d’Italia, come quelle di Roma, Inter e Napoli, oltre che dello Zenit?
«Assolutamente sì perché sono stato sempre convinto che il lavoro, a tutti i livelli, consente di ottenere soddisfazioni. Luciano, come d’altra parte Aurelio, era molto attento a Coverciano, non si sentiva arrivato perché allenava la Samp. Ed è stato quello, credo, il segreto dei suoi successi professionali».
Un altro ricordo, dopo quello della seduta notturna in aula?
«Quando allenavo la Battipagliese, vi fu un contenzioso con la società per alcuni stipendi non pagati. Fui convocato a Firenze presso gli uffici della Lega di serie C per chiarimenti e in stazione venne a prendermi proprio Luciano: un gesto di grande gentilezza». F. De Luca (Il Mattino)

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