Gabriella Calabrese – Niente politica, ma lo sfottò è ancora consentito?

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Il calcio non deve occuparsi di politica, ha detto la Uefa per bocca di Ceferin. E allora polemiche per lo stadio di Monaco che voleva tingersi ed illuminarsi dei colori dell’ arcobaleno. L’iniziativa voleva inviare un messaggio di solidarietà alla comunità Lgbt, nel mirino del governo di Budapest guidato dall’ultra-nazionalista Viktor Orban. La partita in questione è Germania/Ungheria. Ma lo sport non fa politica. Per carità… Giocatori inginocchiati all’ inizio dei match dell’ Europeo. L’ inchino contro il razzismo in omaggio al movimento Black Lives Matter. In molti, è stato chiaro, non sanno neanche di cosa si stia parlando, qualcun altro ha scelto di non aderire, qualcuno non vuole che i comportamenti siano “imposti”, insomma niente politically correct. Tutte posizioni consentite, giuste. Sempre perchè lo sport, il calcio, non è politica, non fa politica, deve restarne fuori. Va bene…

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(AP Photo/File)

Eppure, il 16 ottobre 1968, quel pugno chiuso alle Olimpiadi di Città del Messico dei velocisti statunitensi Tommie Smith e John Carlos che ha fatto la storia, quel Giro d’ Italia, quel Coppi/Bartali che ha curato le ferite di una guerra assurda…No. Nessuna politica. Lo sport ne resti fuori (?) Possiamo usare la goliardia e lo sfottò, o non vanno più bene neanche quelli? Perchè stamattina Napoli si è risvegliata con un Garibaldi bianconero… “Garibaldi era juventino”, questo il messaggio, la scritta immortalata sulla maglia della Juventus “indossata” dall’ eroe dei due mondi nella piazza a lui dedicata nel capoluogo campano…Che ci sia riferimento all’ attuale campagna elettorale? Chissà…Questo è concesso (la maglia è stata subito rimossa dagli addetti del Comune) o è politica? No, perchè nel calcio e nello sport la politica non deve entrarci. Lo ha detto la Uefa. Tutti in ginocchio, o forse no. Pugni al cielo. O forse no. Tutti con la stessa maglia. O forse no. Vediamoci meglio, forse sarebbe il caso di accendere le luci…Qualcosa di illuminato, adesso, potrebbe fare la storia, domani.

Gabriella Calabrese

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