ESCLUSIVA – M. De Giovanni: “Il calcio ancora oggi è miope su questa pandemia che ha colpito il paese”

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In questo momento dove la pandemia Coronavirus ha colpito l’Italia ma anche buona parte dell’Europa e negli Stati Uniti, si cerca di trovare un rimedio per uscirne quanto prima. Anche il noto scrittore Maurizio De Giovanni in un’intervista a ilnapolionline.com ha detto la sua sul Covid-19 e sul momento del calcio in generale.

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In questo momento dovessi scrivere un romanzo di tuo pugno sul momento delicato del nostro paese, a cosa penseresti? “Direi che più che un romanzo, è un evento grave che sta colpendo il nostro paese e lo stiamo vivendo in prima persona. C’è l’aspetto psicologico che certamente sta condizionando il nostro vivere quotidiano, ma al tempo stesso c’è la consapevolezza del pericolo che sta incombendo, quindi lo stiamo vivendo in maniera responsabile”.

Se si escludono pochi che non hanno ancora capito il pericolo di questa pandemia, l’Italia sta dando un segnale importante. Te lo aspettavi? “Sono sorpreso, ma in senso positivo, di come lo stanno vivendo i cittadini, ma soprattutto lo si sta facendo in maniera civile. L’Italia purtroppo all’inizio si è mossa in ritardo, pensiamo ad alcune città della Lombardia. Forse non si pensava che questa pandemia fosse così grave, ma per fortuna ci si è mossi in tempo. A differenza dell’Europa e degli Stati Uniti, che probabilmente non si è organizzata nella stesa maniera e rischia di avere risultati peggiori dei nostri”.

A tuo avviso gli sportivi stanno dando anche loro un segnale di forza con messaggi importanti e la beneficenza? “Secondo me c’è da fare un distinguo tra gli atleti e lo sport in generale. Nel primo caso i segnali sono stati più che positivi, con la raccolta fondi e con la beneficienza, mentre il calcio a mio avviso e lo sport in generale non si è comportato alla stessa maniera. Purtroppo ancora oggi si stanno facendo polemiche futili, senza giungere ad una soluzione, dimostrando di avere una miopia di quello che sta intorno. Senza dimenticare che le Olimpiadi fino ad una settimana fa c’era l’incertezza se rinviarle o meno, perciò lo sport si è mosso in colpevole ritardo”.

Infine in questi giorni si sta discutendo sul taglio degli stipendi da parte dei calciatori. Su questo tema da che parte ti schieri? “Io sono per il taglio degli stipendi, perché io credo che in un momento così delicato del nostro paese, ci vuole un segnale forte. Chi non lo dovesse fare rischia di essere gravemente complice, anche perché non sarà più come prima. Si dovesse tornare al calcio giocato, troveremo ancora stadi vuoti, perciò bisogna che i protagonisti diano un segnale forte per tutto il paese”.

Intervista a cura di Alessandro Sacco

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