Calcio femminile – Cade l’ultimo muro per le donne professioniste

Ora il calcio femminile è sempre più a livelli professionistici

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Calcio femminile – A Il muro del professionismo che separava gli uomini dalle donne, anche nel mondo dello sport, è crollato. E se finora a rendere gloria alle donne sono stati solo i titoli vinti sul campo, tantissimi, se non di più rispetto a quelli conquistati dai colleghi maschi, adesso c’è anche il riconoscimento dello Stato.

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IL PRESSING

Dopo anni di attesa la svolta è arrivata: le atlete italiane diventano professioniste a tutti gli effetti, una conquista che dal campo passa al diritto. È infatti passato al Senato, dopo il pressing delle ultime settimane, l’emendamento alla Legge di Bilancio che equipara le donne agli uomini, estendendo quelle tutele contrattuali previste dalla legge sulle prestazioni di lavoro sportivo.
Per promuovere il professionismo nello sport femminile la manovra introduce un esonero contributivo al 100% per tre anni per le società sportive femminili che stipulano con le atlete contratti di lavoro sportivo. Un’attesa lunga una vita, una vera e propria svolta per il panorama sportivo femminile italiano, che – indietro anni luce rispetto ad altre realtà europee e d’oltreoceano – reclamava diritti mai riconosciuti, e un adeguamento agli uomini. 


IL BOOM

L’accelerazione, fino al traguardo finale, è arrivata nell’anno del boom del calcio femminile, trascinato da una nazionale che ai mondiali in Francia, la scorsa estate, è riuscita a raccogliere milioni di appassionati che hanno seguito con passione le avventura delle azzurre di Milena Bertolini.
L’emendamento alla manovra, passato in Senato, porta la firma dell’esponente Pd di Palazzo Madama, come riportano le pagine de “il Mattino”, Tommaso Nannicini che, nelle ultime settimane sostenuto dall’Associazione calciatori guidata da Damiano Tommasi, ora esulta: «Sono molto soddisfatto, perché è un primo passo concreto per fare in modo che le atlete che dedicano la propria vita e il proprio lavoro allo sport abbiano le stesse tutele dei loro colleghi maschi. 
Ringrazio l’Aic e tutte le atlete dei diversi sport che si sono mobilitate per sostenere questo emendamento. La battaglia continua, perché l’emendamento prevede un incentivo per le società le cui federazioni decidono di passare al professionismo, attraverso uno sgravio contributivo per tre anni al 100% fino a un tetto di 8000 euro. Adesso dobbiamo fare in modo che questo incentivo si trasformi in scelte concrete con l’impegno di tutti».


IL TESORETTO

Tutto il mondo sportivo femminile aspettava questo salto di qualità: campionesse H24, professioniste solo sulla carte, dilettanti sul piano giuridico e quindi senza diritti (come la maternità, tra i tanti). Su questo sono state sempre molto chiare le atlete: e proprio le calciatrici si sono fatte portatrici di questa istanza negli ultimi tempi. 
«In Italia c’è una discriminazione di genere che non permette a nessuna atleta di essere professionista», aveva detto giorni fa la capitana azzurra e della Juventus, Sara Gama. «Siamo molto felici – dice Katia Serra, ex giocatrice ora commentatrice tv – Ora l’alibi che il professionismo costa troppo non regge più. Gli 11 milioni stanziati sono un tesoretto ampio per le coperture economiche necessarie». 

La Redazione

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