Cantieri Universiadi: per il pizzo sono finiti in manette in due

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Universiadi 2019 – «Scendete da lì, fermatevi e non lavorate più…» . I due emissari del clan parlano a voce alta rivolgendosi agli operai intenti a dipingere la copertura di una delle palestre del Palavesuvio. Lo scenario è quello della periferia est, quartiere Ponticelli. Il periodo è maggio scorso, un momento di particolare fermento anche per quella zona ai margini della città perché il complesso sportivo della zona sarebbe stato tra le sedi scelte per ospitare le Universiadi, l’importante evento sportivo che avrebbe messo Napoli al centro dell’attenzione internazionale. Un’occasione per Ponticelli dinanzi alla quale la camorra non rimane indifferente, ed ecco che due emissari del clan che opera nel quartiere arrivano al cantiere per farsi sentire. «Fermate i lavori….torniamo tra dieci minuti». Un modo per dire che sarebbero ripassati per incassare soldi, il pizzo. E così, mentre procedono le verifiche della Procura su alcuni appalti delle Universiadi per valutare se tutto si sia svolto correttamente, un nuovo filone di indagine arriva a una svolta con l’arresto di due presunti estorsori. Con le accuse, a vario titolo, di tentata estorsione e violenza privata, aggravate dal metodo camorristico, sono finiti in manette Antonio Assante, 49 anni, e Salvatore Giovanni Belpasso, 42enne, ritenuti nell’orbita del cartello malavitoso che a Ponticelli e nella periferia est di Napoli fa capo alle famiglie Aprea, De Luca Bossa e Minichini. Indagini rapide, coordinate dal pm Antonella Fratello del pool Antimafia e affidate agli uomini della squadra mobile, hanno consentito di ricostruire i tentativi di estorsione e svelare come la camorra di Ponticelli avesse messo gli occhi non soltanto sui lavori al Palavesuvio in occasione delle Universiadi ma anche sui cantieri Eav dell’ex Circumvesuviana. In entrambi i casi il pizzo non è stato incassato e il contributo delle vittime alle indagini è stato determinante. 

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UNIVERSIADI

È il 28 maggio scorso. Due uomini in motorino arrivano fin dentro al cantiere della ditta appaltata dall’Aru (Agenzia Regionale Universiadi) per la ristrutturazione del Palavesuvio. Ordinano di fermare i lavori e promettono di tornare. Fanno la voce grossa e fanno sentire il rombo del motore del mezzo con cui arrivano e vanno via. Gli agenti della polizia sono sulle loro tracce e riescono a identificarli grazie all’esame delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona di via De Meis, al cattura targhe e ai loro profili Facebook. Basta incrociare dati e immagini per arrivare ai due indagati. La testimonianza delle vittime completa il cerchio. I lavori nel frattempo proseguono e il Palavesuvio viene rimesso a nuovo per il grande evento, mentre la Dda continua per mesi a lavorare alle indagini fino a chiedere e ottenere la misura cautelare in carcere per gli indagati. Il gip Luana Romano firma i provvedimenti inquadrando il caso nel reato di violenza privata, con l’aggravante del metodo camorristico. Scattano gli arresti. Ma non è la sola accusa al centro delle indagini.


EAV

È sempre maggio, qualche settimana prima della visita al cantiere al Palavesuvio. È un uomo solo – secondo gli inquirenti, si tratterebbe di Salvatore Belpasso – quello che si presenta al cantiere delle società consorziate a cui sono stati affidati i lavori per la rimozione dell’amianto sul sito Eav dell’ex Circumvesuviana. «Vengo in nome e per conto degli amici di Barra» dice e tanto basta per far capire chi è e soprattutto cosa vuole. Ritorna una seconda volta e vuole che i titolari si presentino al cospetto degli «amici». Si mostra agitato e porta le mani al fianco come a far credere di essere armato. Poi va via per ritornare il giorno dopo, e ancora una terza volta se non fosse che viene fermato all’ingresso da un addetto alla vigilanza che non lo fa entrare senza che vengano controllati i documenti. Intanto il messaggio estorsivo è già dato e le indagini sono avviate. Ieri la svolta.

 
LE REAZIONI

La notizia degli arresti è stata commentata dal Commissario straordinario delle Universiadi Gianluca Basile che ha voluto complimentarsi con polizia e Dda «per la brillante operazione portata a termine» e ha voluto ringraziare i titolari della ditta presa di mira dagli indagati «per aver prontamente denunciato». «La collaborazione e l’intervento di tutte le forze dell’ordine, prima e durante la manifestazione, – ha dichiarato Basile – sono stati determinanti per la riuscita dell’evento garantendo a tutti di lavorare in un clima di serenità». A cura di Viviana Lanza su Il Mattino

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