Approfondimento – di G. Calabrese: “Astrignimmece ‘mbraccio ‘a felicità!”

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Gli occhi. In comune ci sono gli occhi. Quelli del bambino, che si illuminano quando vedono avvicinarsi il calciatore preferito alle transenne e sperano che questi gli rivolga la parola, gli firmi la maglietta, gli faccia l’autografo; quelli del tifoso “maturo”, che ne ha visti tanti di ritiri, ne ha viste tante di partite, eppure non stacca gli occhi dal terreno di gioco, cercando di carpirne i segreti; quelli dell’ anziano, per cui è molto più facile raggiungere la Val di Sole che Napoli, perchè da tutta la vita è un emigrante (la parola sa di vecchio, ma lui giovane non è più) e vive ad un paio d’ore di macchina da qui. Lui si siede in Piazza Madonna della Pace e dal suo angolo guarda e si riempie. Quei drappi azzurri lo commuovono, quel puntino, ogni giorno sempre più grande, tra le Dolomiti, lo riporta magicamente a casa. E quando Sal Da Vinci, accanto al capitano della sua squadra, napoletano anche lui, intona “Tu si ‘na cosa grande” le lacrime scendono copiose. Ed il paradosso è quello. Lui piange ed è felice. Perchè quella è la sua musica, perchè quella è la lingua in cui pensa e sogna, perchè quella è la sua gente. Gente che lo capisce quando parla, gente con la quale non deve per forza modificare il suo accento, come spesso è costretto a fare, pure con i suoi nipoti, gente che si emoziona per quel che si emoziona lui: una nota, una bandiera, un gol. Se osservi quest’ umanità azzurra, qui a Dimaro, non puoi non rendertene conto: si tratta di “Lazzari Felici” (come cantava qualcuno qualche anno fa) Felici di esserci, di stare insieme, di urlarla alla luna la propria felicità. Magari cantando, riprendendo tutto con l’inseparabile telefonino, in modo da poter ricordare. Ricordare quel tifo libero dalle ossessioni, quello “a prescindere”, quello che coinvolge le generazioni, quelli che hanno visto Maradona e quelli che ne hanno solo sentito parlare. Ricordare che una scelta d’amore non è detto che sia vincente, è solo, e resterà solo, una scelta d’amore. Populismo, banalità, retorica? Forse, perchè no? Io sono a Dimaro, io li vedo quegli occhi. Tutti i giorni. E sono occhi che brillano tutti per lo stesso  motivo: una maglia azzurra. Al risultato, alla vittoria, ai punti, si penserà dopo, quando ognuno sarà tornato a casa. Adesso si è a Dimaro, dove si ha la possibilità ‘e s’ astregnere forte forte ‘a felicità! 

Factory della Comunicazione

a cura di Gabriella Calabrese

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