Vittorio Sgarbi sul calcio femminile: «Ormai hanno occupato gli spazi maschili»

AMICO DI CAROLINA MORACE, IN PASSATO FIDANZATO DI UNA CALCIATRICE

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Deve ricredersi un po’ anche lui. Ora detta così può anche far male, ma dall’alto della sua percezione dei fenomeni, riesce a essere costruttivo e corrosivo. Non potrebbe essere altrimenti. Vittorio Sgarbi sa come stupire con le parole, fidatevi. Soprattutto se si parla di donne.

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Italia-Brasile in Tv ha registrato un ascolto da record. Chi lo avrebbe mai previsto...
«Me lo hanno detto. Sono perplesso. Ho sempre pensato che il gioco del calcio fosse noioso da vedere e anche da praticare. Anche mia mamma si sarebbe annoiata. Io amo la boxe, per intenderci».

Alle volte si giudica per stereotipi. Ma il mondo cambia in fretta.
«Nell’immaginario collettivo ci sono le donne a casa e i mariti allo stadio, i numeri dicono che non è più così. Ormai c’è una invasione di funzioni maschili affidate anche alle donne. Prima nessuno pensava alle forze dell’ordine donna, per esempio. Ci sono rimasti solo i sacerdoti…».

Almeno la prende con filosofia.
«C’è una visione transgender dei fenomeni. Si piace a questi e anche a quelli. Così va il mondo. Nel caso del calcio il termometro viene dato dal tifo, dal numero dei tifosi che segue le partite. Sarei curioso di capire se sono più i maschi o più le femmine a guardare il calcio in Tv. E anche allo stadio mi piacerebbe sapere: escono di casa e ci vanno più donne o uomini? Va analizzato tutto, direi».

È un fenomeno comunque lo si esamini.
«Funziona un po’ come la moda. Prima i maschi vestivano da maschi e le femmine da femmine, poi i maschi hanno iniziato a utilizzare indumenti femminili e viceversa. Il calcio imita questo. E per me, antico maschilista, non è facile, anche se…».

Dica...
«Sono stato amico di Carolina Morace, la più nota delle calciatrici. Questo anni fa e le dirò di più, sono stato anche fidanzato con una calciatrice. Un capitano. Non posso fare il nome, mi aveva colpito la sua energia, non era una remissiva. Sono stato anche con un maggiore e ne ricordo ancora la determinazione dei gesti. Pensare che io sono per la schiavitù».

Detta così è brutta, non trova?
«Mi correggo, la schiavitù per scelta… In fondo amo le donne in tutte le loro sfaccettature».

Il calcio femminile può rientrare quindi in questo range di interesse?
«Seguo curiosamente questa profanazione… Le donne hanno occupato gli spazi degli uomini. Per esempio nella sfera militare: la guerra è violenta, è roba da maschi. Invece no, oggi ci sono anche le donne… Sono diventato clericale per questo, mi rifugio là. Anche se con Papa Bergoglio non c’è da fidarsi».

Apra uno spiraglio, il 25 giugno l’Italia torna in campo, accenda la tv.
«Il 25? Vediamo, non so dove sarò. Ma il fenomeno resta. Nella mia testa le donne sono già in altri sport, il nuoto, la scherma, l’atletica. Il calcio, il campo, mi è sempre sembrato più da uomini. Le donne per me portano la gonna, si truccano».

Ma alcune brasiliane in campo avevano anche il rossetto.
«Allora dovrò guardarle, quando c’è la prossima partita?».

Fonte: Cds

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