Marolda: “Carlettismo fase due, conservatore e rivoluzionario”

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Così l’opinione di Ciccio Marolda sulle pagine del CdS:

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Carlettismo fase due? Può darsi. Nella sofferta ma felice notte genovese ci sono segnali che vanno proprio in quella direzione. Tracce che raccontano della fine della rivoluzione e l’inizio d’una fase moderata. Insomma, si può dire che Ancelotti da rivoluzionario stia diventano un po’ conservatore? Perché no. A patto, si capisce, che a “conservatore” sia dia l’accezione più nobile e più giusta: quella anglosassone, ad esempio. Per la quale, più o meno, conservatore è colui che sa scegliere tra cose da cambiare e cose da conservare. Ed eccolo, allora, il turn-over non più compulsivo, bensì moderato, non rischioso. Infatti, dal Psg al Genoa la formazione non è rivoltata da così a così, bensì soltanto rinnovata negli uomini coi muscoli più afflitti dalle fatiche della Champions. Il tempo e l’esperienza, stanno dunque cambiando un po’ di cose. O, se si vuole, le stanno normalizzando. Vedrete, d’ora in avanti sarà proprio così. Sarà sempre più così. Insomma, dopo la fase uno: quella della conoscenza; del messaggio: giovanotti partite tutti alla pari e quindi datevi da fare; magari anche della voglia di interrompere alcuni rapporti col passato, è cominciato l’Ancelotti 2. Che è la fase della definizione d’uno zoccolo duro della formazione (e nel secondo tempo sono tornati pure Mertens e Fabian) e poi, di volta in volta, appunto, d’una rotazione che tenga, sì, tutti in vetrina valorizzando e non mortificando più e il patrimonio dell’azienda, però riducendo al minimo i rischi d’una discesa troppo rapida dei valori della squadra da una partita all’altra.  E da un insulto all’altro, giusto. Perché dopo i coracci di Torino il signor Carlo s’è fatto primo portavoce della campagna “Siamo tutti Mou”. Mirabile progetto, oppure sogno? Sogno. Anzi, illusione se Ancelotti sarà lasciato solo. Progetto possibile – complicato ma possibile -, invece, se le parole di don Carlo diventassero un manifesto nazionale contro l’insulto e la maleducazione. E allora, allenatori, calciatori, Lega, club del tifo e Federcalcio, dove siete?”  

 

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