Rubrica: “I personaggi storici del Calcio Napoli” – Bruno Pesaola, il “Petisso” che si definì un Napoletano nato all’estero.

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Se si guarda con attenzione ai personaggi che hanno scritto pagine importanti del Calcio Napoli, si nota che molti di loro sono sudamericani, in particolare argentini. Bruno Pesaola è stato uno di questi, calciatore e allenatore azzurro che ha lasciato piacevoli ricordi a tutti i suoi sostenitori e non solo.

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Pesaola nasce a Buenos Aires il 28 luglio del 1925, un anno prima della nascita del club partenopeo. La sua carriera da calciatore iniziò però nel suo paese Natale, l’Argentina e precisamente nelle giovanili del River Plate, per poi passare in prima squadra nel Dock Sud.

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L’arrivo in Italia però, è alla Roma dove Bruno Pesaola giocò per tre anni, dal 1947 al 1950. La sua prima stagione con la squadra della Capitale fu molto positiva, chiuse con 11 reti tra cui una doppietta proprio al Napoli che dopo due anni sarebbe diventata proprio la sua squadra. Ma con la maglia giallo-rossa, Pesaola ebbe tutte le sfortune di questo mondo. Prima la rottura di tibia e perone poi un grave infortunio al ginocchio che lo costrinsero a lasciare il club romano.

Subito dopo però ci fu una squadra del Nord a credere in lui, il Novara che lo prese in prestito, nonostante Pesaola era convinto che la sua carriera stava per terminare proprio a causa degli infortuni. Con il club piemontese, disputò due stagioni e ebbe anche il privilegio di giocare con uno dei maggiori interpreti del calcio italiano, Silvio Piola. Dopo i due anni in prestito a Novara e con 15 reti all’attivo, Pesaola, a causa del regolamento che era in vigore negli anni ’50, non potette ritornare nella Capitale dato che la Roma retrocesse in Serie B.

 

Venne dunque il momento del Napoli che lo acquistò per 33 milioni di lire. Pesaola che venne definito il “Petisso” per essere piccoletto, era un attaccante, più precisamente ala, e anche grazie a lui e ai suoi gol, il Napoli diventò uno dei migliori attacchi del campionato italiano. All’inaugurazione dello Stadio San Paolo, nel 1959 contro la Juventus, battuta 2-1, lui era presente e creò non pochi pericoli alla retroguardia bianco-nera. Con la maglia azzurra giocò per ben otto stagioni, dal 1952 al 1960. Jeppson, Sivori, Altafini e Pesaola, gli anni ’50 sono stati magnifici per la tifoseria azzurra che ha visto passare calciatori di questo calibro, divertendo tutta la gente che accorreva per vederli giocare. Inoltre fece anche parte della Nazionale Italiana come oriundo con una sola presenza nella sfortunata partita contro il Portogallo, persa 3-0. Fu però un rapporto speciale quello che si creò tra il “Petisso” e la città di Napoli, tanto che quando terminò la sua carriera da calciatore alla Scafatese, ritornò a Napoli come allenatore e portò la squadra alla conquista della sua prima Coppa Italia nel 1962, nonché prima squadra di Serie B ad alzare il trofeo.

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Ma un’altra impresa storica di Pesaola, avvenne sulla panchina della Fiorentina nella stagione 1968-1969, quando portò la “Viola” alla conquista dello Scudetto, tanto da entrare nella “Hall of fame” del club viola nel più recente 2013. Dopo l’ esperienza in Toscana, si susseguirono le panchine di Bologna, il ritorno a Napoli, quella greca con il Panathinaikos, ancora Napoli e Siracusa, chissà quanti pacchetti di sigarette avrà fumato il “Petisso” da allenatore.

Il “Petisso” ci ha lasciato poco fa, il 29 maggio del 2015 e lo ha fatto proprio a Napoli. Si è sempre definito un Napoletano nato all’estero, infatti andò ad abitare sulla collina del Vomero quando terminò la sua carriera da allenatore. Gli venne conferita anche la cittadinanza onoraria nel 2009 dalla giunta comunale partenopea, simbolo che il “Petisso” era Napoletano dentro.

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