Pedro Pasculli: “Vi racconto le mie notti con Diego”

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Mondiali messicani dell’86: Maradona divide la camera con Pedro Pasculli.

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Ma perché proprio loro due? «Eravamo quelli che ci conoscevamo da più tempo, avevamo iniziato insieme nell’Argentinos Juniors, poi lui andò al Boca. Pure in nazionale facemmo lo stesso percorso».

Oggi Pasculli, 56 anni, rimasto in Italia dopo l’esperienza a Lecce, allena le giovanili giallorosse. «Eravamo un gruppo di amici e di veri uomini. Non avvenne un solo screzio, tranne quel chiarimento tra Diego e Passarella».

Chi vi mise nella stessa camera? «Bilardo faceva le coppie, a ognuno di noi stava bene. Fummo la prima nazionale a mettere piede in Messico e Diego fece una promessa: siamo i primi ad arrivare e saremo gli ultimi ad andarcene».

Comandava lui o Bilardo? «Diciamo che avevamo una fiducia immensa nel nostro capitano. Facemmo blocco compatto perché in patria erano tutti contro la Seleccion. La gran parte appoggiava Passarella».

La testa era solo al Mondiale? «Concentrazione pazzesca e una fame che nessuno aveva. Nello spogliatoio del campo di allenamento Maradona fece attaccare un foglio gigante con il nome di tutte le avversarie che avremmo dovuto affrontare. Man mano che andavamo avanti, metteva una croce e tutti in coro dicevamo: fuori un’altra».

Diego era un compagno di camera ingombrante? «Le stanze erano piccole, due lettini divisi da un piccolo tavolino. Lui parlava soltanto di cosa e di come fare per vincere il Mondiale».

La sera a letto presto? «Vita da ritiro. Non esisteva la tecnologia hi-fi di oggi, il televisore era l’unico comfort. Diego era impeccabile, se è questo che volete sapere».

Con l’Inghilterra fu un match da leggenda. «Accadde di tutto. Dall’esterno caricarono la partita di significati politici trasmettendoci una tensione enorme. Andammo in campo promettendo a noi stessi che avremmo dovuto vincere per l’onore del nostro Paese».

Il gol di mano e poi quello che ha scritto la storia del calcio. «Tutto in novanta minuti, indimenticabile. Il gol con la mano fu un capolavoro di furbizia».

Cosa disse il vostro capitano dopo quella sfida? «Fece la x sull’Inghilterra dicendo: fuori un’altra».

Fiesta grande dopo aver sconfitto la Germania in finale? «Stravolgemmo il programma. Saremmo dovuti rientrare subito in Argentina con un volo privato ma tornammo al club America».

Per fare cosa? «Per festeggiare tra di noi, eravamo consapevoli che in patria tutti sarebbero saliti sul carro dei vincitori. Nello spogliatoio solita x sulla Germania e fuori un’altra. Poi facemmo il giro di campo con la Coppa:solo noi, non c’era pubblico. Una felicità immensa».

È vero che metteste in tasca un premio pari a circa 40mila euro di oggi? «Sì, c’erano pochissimi sponsor e la federazione non aveva soldi».

Il ricordo indelebile? «Le parole di Diego mentre salivamo la scaletta dell’aereo che ci avrebbe riportato in Argentina. Ci guardò e disse: ve l’avevo promesso che saremmo stati gli ultimi ad andare via».

Fonte: Il Mattino

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