L’ex portiere del Napoli, Pino Taglialatela, ha parlato in un’intervista a Il Mattino.
“Ci pensa ancora. «Sono passati 37 anni da quel pomeriggio, Sabato Santo del 98. È un incubo che mi fa svegliare la notte. Ma adesso tutto può cambiare». Pino Tagliatela era il portiere del Napoli che retrocesse con 14 punti alla fine del campionato 97-98. La serie B diventò aritmetica quel pomeriggio a Parma.
Che annata fu?
«La retrocessione del 98 rappresentò l’amaro e inevitabile epilogo di anni di sofferenza. Tornai nel 93 a Napoli, dov’ero calcisticamente cresciuto, per giocare nella squadra di Lippi. A causa della crisi societaria erano cominciate le cessioni di calciatori importanti: in quell’estate Crippa e Zola si trasferirono proprio a Parma. Si andava avanti con i prestiti che club ricchi mettevano a disposizione del Napoli. Con Lippi centrammo la qualificazione Uefa ma in una stagione in cui per nove mesi non ci erano stati pagati gli stipendi. E i problemi aumentavano. Ricordo un pomeriggio nel ritiro del Ciocco, luglio del 95: il dirigente Carlo Iuliano portò una bottiglia di champagne per festeggiare l’iscrizione al campionato… Ecco, ciò che accadde nel campionato 97-98 fu la conseguenza di tutto questo. Io ero tifoso pazzo del Napoli, mai pensato, neanche per un momento, di andare via e si comprenderà quanto profonda sia stata quella ferita. Eppure, quella squadra si sarebbe tranquillamente potuta salvare».
Lei pianse sulla spalla di Fabio Cannavaro.
«Amico ed ex compagno, indossava la maglia del Parma ma era rimasto legatissimo a tutti noi. Comprese la nostra tristezza: quella di una squadra e di un popolo. Un dramma, ovviamente calcistico. Ma è arrivato il momento per cancellarlo: il momento è la partita di domenica a Parma. Se arrivasse quello che tutti sogniamo, una ferita così profonda da aver lasciato il segno anche dopo 37 anni verrebbe rimarginata. Lo dico da calciatore del Napoli che era in campo quel giorno e da grandissimo tifoso».
«Amico ed ex compagno, indossava la maglia del Parma ma era rimasto legatissimo a tutti noi. Comprese la nostra tristezza: quella di una squadra e di un popolo. Un dramma, ovviamente calcistico. Ma è arrivato il momento per cancellarlo: il momento è la partita di domenica a Parma. Se arrivasse quello che tutti sogniamo, una ferita così profonda da aver lasciato il segno anche dopo 37 anni verrebbe rimarginata. Lo dico da calciatore del Napoli che era in campo quel giorno e da grandissimo tifoso».
Negli anni 90 la crisi post Maradona, sfociata in quella retrocessione e subito dopo nel fallimento. Adesso un club solido.
«De Laurentiis è un personaggio che può piacere o meno ma i risultati gli danno ragione. Mi riferisco a quelli della squadra e anche della società. Tifare per un club di questo livello è motivo di orgoglio. Il Napoli non ha debiti, può spendere serenamente sul mercato e fare investimenti di spessore, come l’ingaggio di Conte. E questo grazie alla sapienza di un grande imprenditore. Il Napoli si trova alla pari di quei club che lo avevano surclassato da un punto di vista economico. Adesso è tra i migliori. Anzi, il migliore».
«De Laurentiis è un personaggio che può piacere o meno ma i risultati gli danno ragione. Mi riferisco a quelli della squadra e anche della società. Tifare per un club di questo livello è motivo di orgoglio. Il Napoli non ha debiti, può spendere serenamente sul mercato e fare investimenti di spessore, come l’ingaggio di Conte. E questo grazie alla sapienza di un grande imprenditore. Il Napoli si trova alla pari di quei club che lo avevano surclassato da un punto di vista economico. Adesso è tra i migliori. Anzi, il migliore».
Lo dice da ex azzurro?
«E mi permetto di fare una valutazione anche da dirigente. Sono il presidente dell’Ischia, non il proprietario sia chiaro: anche ai nostri livelli servono importanti capitali. Sulla mia isola ho cercato di creare una compagine societaria, tra azionisti e sponsor, e non è stato facile. Se dovessi scegliere un modello come presidente indicherei De Laurentiis e Lotito. Napoli e Lazio hanno avuto la fortuna di trovare due uomini che hanno saputo ripianare i debiti e creare solide realtà».
Da portiere a portiere, che consigli dà a Meret?
«Chi gioca in questo ruolo è adesso più bersagliato: le tante telecamere, i social… La partita col Genoa era molto importante, ormai è andata e Alex deve guardare avanti. È serio e freddo, ha personalità. È qui da sette anni e ha dovuto sopportare critiche spesso ingiuste. Io dico che uno come lui può fare la differenza».
«Chi gioca in questo ruolo è adesso più bersagliato: le tante telecamere, i social… La partita col Genoa era molto importante, ormai è andata e Alex deve guardare avanti. È serio e freddo, ha personalità. È qui da sette anni e ha dovuto sopportare critiche spesso ingiuste. Io dico che uno come lui può fare la differenza».