Entusiasmo o fatica? Adrenalina o acido lattico? Il mix degli ingredienti, o meglio il corretto meccanismo dei vasi comunicanti
Inter a Bologna con il massimo della pressione, quindi, ma con la consapevolezza della propria forza corroborata dalla qualificazione esaltante contro il Bayern e con qualche sorriso spuntato davanti alla tv per le debolezze altrui: perché il Napoli ci ha messo 72 minuti a domare il Monza e non per caso c’è riuscito con il suo uomo migliore (McTominay al nono gol stagionale in A), a dimostrazione che i ragionamenti sul calendario e le sfide facili o difficili a questo punto dell’anno sono scritti sulla sabbia e le trappole possono nascondersi nei campi più impensati, e perché il Barcellona avversario in semifinale di Champions ce ne ha messi addirittura 98 (e c’è voluto un rigore di Raphinha) per battere il Celta Vigo dal quale ha preso comunque tre gol, a dimostrazione di una difesa perforabile (e vedremo le condizioni di Lewandowski). Ma sono tutti pensieri che dovranno sparire dalle teste dei nerazzurri all’ingresso del Dall’Ara, assieme ai fantasmi che aleggiano spesso di fronte a un’avversaria contro la quale è dal 1964 che l’Inter (quella volta reduce dalla conquista della Champions) colleziona brutti ricordi: i più freschi raccontano di una eliminazione dalla Coppa Italia e soprattutto dello scudetto perso tre anni fa di questi tempi con il gol di Arnautovic, che oggi con la maglia interista indosso dovrà provare a restituire quello che aveva tolto allora in rossoblù, e con l’errore di Radu.