Ringhio: «Non sono l’allenatore. Sono il presidente, il massaggiatore, il magazziniere e pure l’autista» 

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Non aveva avuto paura di affrontare i leader, compreso Mertens con cui all’inizio non è stato un rapporto semplice. C’era poi un gruppo che aveva bisogno di sentirsi di nuovo parte viva di un progetto, dopo che aveva espresso il desiderio estivo di andar via. Gattuso aveva trovato uno spogliatoio dove non c’era più uno spirito di squadra, dove le individualità contavano più del gruppo. E non è stato facile rimettere assieme i cocci di un vaso mandato in frantumi dalla gestione di Ancelotti. Ma quella notte il destino nero di questa stagione interminabile, cambiò. In poche ore. Perché Gattuso ascoltò tutto quello che i giocatori avevano da dire e li rassicurò, uno a uno. Chiese fiducia e la ottenne. Tre giorni dopo arriva la vittoria con la Lazio, una settimana dopo quella con la Juventus. La risposta definitiva risposta è arrivata l’altra sera, con una scena unica, con Gattuso al centro del cerchio dei giocatori a parlare a squadra e a presidente. È vero quello che dice: «Io di un club non sono solo l’allenatore: sono il presidente, il massaggiatore, il magazziniere e pure l’autista». Un vero comandante, un autentico condottiero. La squadra lentamente resta stregata da un allenatore che durante l’allenamento li obbliga a non fermarsi più di 30 secondi per bere, che li costringe a sedute anche di 2 ore. Ha ragione De Laurentiis: forse solo Sarri era riuscito ad avere un rapporto così con uno spogliatoio. Impressionante quello che è stato capace di fare, in sei mesi. Il Napoli è lui. Gattuso è il Napoli, in questo momento. Ed è stato bravo De Laurentiis a trovare la cura giusta per riportare il Napoli a essere competitivo. Aveva ereditato una situazione drammatica da Ancelotti: una crisi di identità, di gioco, dove il Napoli aveva smarrito il sacro fuoco.

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Fonte: Il Mattino

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