Cabrini: «Perché Italia-Brasile emoziona, anche con le donne»

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È stato uno dei pionieri del calcio femminile in Italia con la carica di ct della Nazionale dal 2012 al 2017.  Oggi Antonio Cabrini guarda con un occhi speciali di stasera tra Italia e Brasile.

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Che effetto le fa una sfida del genere a livello femminile?
«Premessa obbligatoria: sono due cose completamente diverse. Chi si avvicina al calcio femminile non deve pensare che sia il calcio maschile».
E poi?
«Stesse identiche emozioni».
Perché?
«Ho sfidato il Brasile da giocatore, ma anche da ct quando allenavo la Nazionale femminile e ricordo che le emozioni furono le stesse».
E come andò quella volta?
«Ce la giocammo alla pari durante una tournée che facemmo in Brasile. E pensare che all’epoca il calcio femminile italiano ancora non aveva avuto questo slancio di questi tempi».
Cosa si aspetta dalla partita di questa sera?
«Il Brasile è una squadra dal passato importante. In questo Mondiale mi aspettavo passasse il girone insieme all’Italia, non immaginavo che potesse soffrire così con l’Australia. Con l’Italia se la giocherà a viso aperto per centrare il primato del girone».
Rispetto a quando lei era ct della Nazionale femminile c’è più attenzione a questo movimento, come mai?
«Ora c’è molta curiosità, ma credo che tutto sia legato ai risultati. Se la squadra fosse andata male, nessun ne avrebbe parlato». 
Intanto il movimento è in crescita.
«Merito delle società professionistiche maschili che hanno iniziato a puntare anche sulle squadre femminili. Quattro anni fa non c’erano. E da questo punto di vista va fatto tanto di cappello alle società che pur piene di limiti mettevano su le squadre. Quando ero ct della Nazionale, molte quadre non avevano neppure la possibilità di fare allenare tutti i giorni le ragazze. Erano ancora mentalità dilettantistiche».
Ora cosa si aspetta dal Mondiale delle azzurre?
«La qualificazione è avvenuta grazie a un girone alla portata, le squadre erano tutte allo stesso livello. E il vero Mondiale inizia dagli ottavi perché ci sarà la vera scrematura».
Lei conosce tutte le ragazze…
«Tutte o quasi facevano parte del mio gruppo. Ho fatto esordire la Giuliani, mentre la Bonansea l’ho sempre portata perché vedevo in lei un grande talento. Insieme abbiamo fatto due Europei, ma ai miei tempi non avevamo la fortuna delle tv alle spalle. Il piano di crescita a livello di federazione c’era già, per fortuna ora è arrivato anche quello dei club».

Fonte: Il Mattino

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