L’ approfondimento di R. Muni: “Due esordi a confronto”

Due esordi a confronto

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La diatriba tra sarristi ed ancelottiani è l’argomento di discussione più ricorrente tra i tifosi del Napoli. Da un lato, ci sono i nostalgici del comandante nativo di Bagnoli, legati al calcio spettacolare ammirato durante il triennio sarrista, che avrebbe meritato l’epilogo trionfale del tricolore. È durante il periodo all’ombra del Vesuvio che il termine ‘sarrismo’ è stato coniato ed ufficialmente riconosciuto quale neologismo della lingua italiana. Dall’altro lato, ci sono quelli che vedono in Carlo Ancelotti la punta di diamante in grado di far compiere al Napoli il salto definitivo di qualità. È il ricco palmares del tecnico ad alimentare questa convinzione. I sarristi ritengono che i risultati ottenuti dagli azzurri, con Maurizio Sarri in panchina, siano stati migliori ed abbiano permesso alla squadra di collezionare una serie di record di non poco conto. Gli ancelottiani, di contro, ritengono che il Napoli, con Carlo Ancelotti in panchina, sia diventato duttile come solo le grandi squadre sanno essere, leggendo le partite in corso ed apportando le opportune correzioni ed utilizzando tutta la rosa a disposizione, o quasi. Tenuto conto che il Napoli, ad oggi, non ha vinto trofei, né con il tecnico toscano, né con quello emiliano, proviamo ad accostare il rendimento di entrambi gli allenatori, al primo anno del loro ciclo napoletano. Si tratta solo di un confronto statistico, utile esclusivamente per soddisfare la curiosità del tifoso. A due giornate dal termine del campionato, spicca un rendimento pressoché speculare. In entrambi i casi, infatti, il Napoli si è attestato come seconda forza del campionato, sempre alle spalle della Juventus. I punti conquistati sono, in entrambi i casi 76. Al termine della stagione 2015/2016, il Napoli di Sarri raggiunse quota 82 punti. La squadra attuale dovrà vincere le ultime due partite di campionato per confermare l’ex aequo. Stesso numero di risultati positivi, 30 ed egualmente distribuiti in 23 vittorie e 7 pareggi. Di conseguenza, stesso numero di sconfitte, soltanto 6. È sul conteggio dei gol segnati e subiti che la squadra di Sarri si trova in leggero vantaggio rispetto alla squadra attuale. Nella stagione 2015/2016, il Napoli, a due giornate dal termine del campionato, aveva segnato 74 gol, subendone 31. Nello stesso numero di giornate di campionato, il Napoli 2018/2019 ha messo a segno 68 reti, incassandone 32. In conseguenza di ciò, anche la differenza reti vede il Napoli di Sarri in vantaggio per 43 a 36. Un vantaggio di 7 gol che si spiega sia con la maggiore attitudine al gioco offensivo del sarrismo, sia con l’enorme numero di legni colpiti da Mertens e compagni nel corso di questa stagione. La tenuta difensiva può ritenersi pressoché simile e se Maurizio Sarri è stato bravo a migliorarla nelle due stagioni successive, altrettanto lavoro dovrà svolgere Carlo Ancelotti a cominciare dal prossimo ritiro precampionato. Al di là delle preferenze e delle simpatie di ciascun tifoso, possiamo concludere che, in entrambi i casi, gli allenatori sono riusciti a tirare il meglio che potevano dalle rispettive squadre e che si sono arresi soltanto alla squadra che ha vinto gli ultimi otto campionati. Sebbene possa sembrare cosa di poco conto, è tutt’altro che semplice riuscire a guardare dall’alto tutte le altre squadre, o quasi. Gli esordi non sono mai semplici ed entrambi i tecnici, sostanzialmente, sono riusciti a fare bene. Il ciclo sarrista è terminato con l’amarezza di uno scudetto negato dai poteri forti ma conquistato sul campo. Il sigillo di tale affermazione l’ha posto Koulibaly, durante la presa di Torino. Il ciclo ancelottiano è appena cominciato ed il cammino del Napoli è tutto da scoprire, da vivere e da raccontare. Napoli e Sarri sono legati da ricordi che resteranno indelebili e da un affetto incondizionato. L’auspicio è che anche con Ancelotti si ripeta la stessa alchimia, magari con qualche trofeo in bacheca.

Factory della Comunicazione

a cura di Riccardo Muni 

 

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