CdS – “L’Oscar di Aurelio De Laurentiis. Conta anche come si perde!”

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Conta anche come si perde, altrimenti avremmo abbondantemente sepolto nell’oblio i pensatori greci. E nessuno avrebbe mai inventato gli Oscar alla carriera. Insomma, sarebbe più povero di spirito persino De Laurentiis. Quindi ci teniamo questo Napoli, finché non se ne potrà avere uno migliore. Non prima della prossima estate. E comunque non sarà facile realizzarne uno. Neppure necessario, forse. O magari sì, ma appoggiato su queste fondamenta, sulle spalle di Koulibaly, sul rullare di Zielinski e Fabian Ruiz, cementato dalle lacrime di Insigne. 

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Ma la Juventus è sedici punti oltre, si osserva, e questo è corretto quanto può esserlo una verità scientifica. Dopo la ventiseiesima giornata, un anno fa, era il Napoli a essere oltre, per un punto. Alla fine però arrivò a quattro. Anche quello di oggi in conclusione perderà. Ma perderà bene. Erano dieci, per ventidue minuti hanno messo spalle alle corde una Juventus intera. Incassando un gol, giusto, ma a dover marcare due attaccanti alla volta capita. Quando le due squadre sono tornate della stessa misura, la partita è finita. O è cominciata, fate voi. Il Napoli ha preso la palla e l’ha riconsegnata alla fine. Non era mai accaduto nella Serie A condita da Cristiano Ronaldo che la Juventus lasciasse 21 tiri agli avversari. Che qualcuno arrivasse a un soffio dal doppiarla nel possesso del pallone. A occhio, non era neppure mai accaduto che Allegri fosse costretto a cambiare uomini non per scassinare una partita chiusa a chiave bensì per congelarla (De Sciglio per Cancelo, Bentancur per Mandzukic, guarda cosa si deve fare per sopravvivere).
Ancelotti si è mangiato il fegato dopo aver addentato le parole che avrebbe voluto rivolgere all’arbitro. Non sarà piacevole, però è buon segno. D’accordo, sullo 0-2 non aveva alternative, ma mettersi petto in fuori, lasciando due punte e chiudendo con tre, davanti alla Juventus non viene in mente a tutti. Ai pazzi e a coloro che sanno quello che fanno. Poi basta. A Napoli hanno dimostrato che qualcosa si può fare semplicemente facendolo. Avrebbero persino potuto documentarlo se non avessero avuto a che fare con due pali e la carezza di una traversa. E non date retta a chi sostiene che un palo è un tiro sbagliato: non è uno che sa quello che fa. Al Napoli di domenica sera non è rimasto un risultato da consegnare come prova. Gli resta solo ciò che ha fatto. Abbastanza perché i tifosi possano andarne fieri. Fonte: CdS

 

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