Dura critica del Corriere della Sera – Sarri sarebbe perfetto in un calcio che non c’è più. Si lamenta di tutto!

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Se gioca prima, è perché gioca prima; se gioca dopo, è perché gioca dopo; se non gioca proprio, è perché non gioca. Mai contento, Maurizio Sarri. Ogni motivo è buono per lamentarsi del sistema: l’orario dell’anticipo o del posticipo non lo soddisfa, il calendario stabilito dalla Lega lo fa scendere in campo troppo prima — o troppo dopo — rispetto alle rivali dirette, le convocazioni nelle varie Nazionali dei tanti campioni che allena lo privano dei suoi giocatori, con lunghe traversate intercontinentali. Verrebbe da pensare che il lamento continuo dell’allenatore del Napoli sia studiato, come lo è scientificamente quello di José Mourinho, una tattica per togliere pressione e attenzioni dai giocatori, ma tra i due esiste una differenza: lo Special One sa adattarsi a ogni situazione, Sarri invece, pur nella sua genialità (o forse proprio per quella), è quadrato in un mondo che da tempo è tondo. Il suo gioco, bello da vedere e redditizio, ha però bisogno di lavoro quotidiano in quantità industriale per essere imparato a memoria dai giocatori. Sarri sarebbe perfetto in un calcio antico, allenamenti dal lunedì al sabato e partita alle 14.30 della domenica. Ma oggi il calcio (purtroppo?) è un’altra cosa, e se Sarri allena una grande squadra deve accettare di ritrovarsi senza giocatori nella settimana delle Nazionali. Come diceva quel tale? Da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Anche quella di non lamentarsi sempre.

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Fonte: Corr. Sera

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