Totonno Juliano: “Questa squadra parla ai tifosi, come la nostra. Solo chi è sul campo può capirlo”

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Totonno Juliano ci è andato vicino, bastava un soffio…Eppure il suo Napoli, quello di Vinicio, giocava benissimo, il più bel calcio d’Italia. Si arrese al potere della Juventus…Sono passati 30 anni…

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Applausi, strette di mano, pacche sulle spalle, lo scudetto però vi andò di traverso. «Le due sconfitte con la Juventus fecero la differenza. Venne un momento della stagione in cui tutti credemmo di superare i bianconeri. Praticavamo il football migliore ma questo a volte non basta».
Solita storia: conta trionfare o giocare bene? «D’accordo lo spettacolo, d’accordo divertire la gente però non si possono aspettare trent’anni per uno scudetto».
Meglio allora essere brutti e mettere qualcosa in bacheca? «Vincere significa aver fatto qualcosa di importante, entrare nella storia. Non ci si può accontentare sempre delle briciole».
Un giudizio sul Napoli di oggi? «Calciatori che finalmente ti appassionano, erano anni che non si vedeva un gioco così intenso e concreto. C’è voluto un po’ di tempo ma ora ci sono riusciti: raggiungono ottimi risultati con estrema semplicità. Mi piace vederli in televisione».
Proprio come ai tempi di Vinicio. «Sia quella che questa formazione parlano ai tifosi, è una sensazione che solo chi sta sul terreno da gioco o sugli spalti può recepire»

Reina e gli altri tornano negli spogliatoi tra gli applausi, lo stesso accadeva a voi. «Chi va allo stadio per godersi un match fondamentalmente vuole vincere. Incoraggiare comunque la squadra mettendo il risultato in secondo piano è un segnale di grande civiltà».
Che idea si è fatto di questo campionato? «Siamo messi benino, il traguardo finale sembra alla nostra portata».
Sarebbe un mezzo miracolo. «Piuttosto il giusto premio a chi ha messo in piedi questo giocattolo. Nel mio Napoli, Vinicio più di tutti avrebbe meritato lo scudetto. Oggi colpiscono principalmente le virtù  dell’ allenatore: Sarri è una persona seria, competente e umile».
Vincerà chi giocherà meglio? «Penso di sì, con un pizzico di buona sorte che non deve mai mancare. Anni fa, bisognava combattere su più fronti, gli squadroni del nord godevano puntualmente di favori particolari. La sudditanza psicologica esisteva eccome, te ne accorgevi appena mettevi piede in campo. Adesso non è più come allora, per fortuna. Però il calcio è strano, pieno di imprevisti e di sorprese, fino al fischio finale può accadere sempre l’impensabile».

Un messaggio, un consiglio, un augurio alla squadra del cuore. «Forza Napoli, ce la puoi fare».

Il Mattino

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