Avv. Petriccione: “Il Mondiale 2034 non è un punto di arrivo è…”

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Francesca Petriccione, avvocato italiano al centro della scena del calcio internazionale e docente alla Statale di Milano, vola sulle ali del futuro saudita. Conosce profondamente l’Arabia e le sue dinamiche: business, strategie, mercato. Queste le sue parole riportate dal CdS:
Lei è un catalizzatore.
«Lavoro su operazioni di investimento e partnership collaborando con fondi, investitori e consorzi, anche nel processo di privatizzazione dei club sauditi. Seguo progetti di espansione nel Golfo per grandi club e, in alcuni casi, per le leghe: in Arabia esistono progetti credibili e solidi nel tempo».
A gennaio, quasi in parallelo con quella italiana, si giocherà la Supercoppa di Spagna a Jeddah.
«I rispettivi rapporti con la Saudi Pro League e i risultati non sono simili. La Liga s’è mossa come un sistema unico, mirato a far crescere il valore del campionato e non quello dei singoli club. La Lega Serie A, invece, ha adottato un approccio più prudente e istituzionale, proteggendo gli equilibri interni e valorizzando alcuni asset».
Una differenza architettonica, insomma.
«Strategie e impostazioni diverse che spiegano differenti risultati economici e di posizionamento internazionale».
La diffidenza verso la Saudi è sparita in pochi anni.
«Offre chance reali per club e leghe di tutto il mondo. La trasformazione del calcio non è un’operazione di facciata: riguarda società, regole, investimenti, infrastrutture, formazione e rapporti internazionali. Ma non sono occasioni alla portata di chiunque: servono chiarezza e visione».
La Supercoppa in Arabia è un fine o un mezzo?
«Le competizioni non vanno lette come singoli eventi, ma come anelli di un rapporto continuativo con la Saudi Pro League: se gestite con coerenza, possono garantire entrate più solide e rafforzare il peso istituzionale delle leghe».
La Saudi attinge dall’esperienza europea?
«Dopo l’incremento della visibilità fondata sull’arrivo di grandi giocatori, il progetto è entrato in una fase più matura: oggi si punta allo sviluppo dei giovani e del livello tecnico campionato, e alla creazione di asset sostenibili».
La conferma che l’Arabia Saudita vuole essere presente e futuro.
«Non si tratta di un fenomeno temporaneo ma di un modello destinato a incidere stabilmente sul calcio globale, anche grazie al peso crescente nell’ambito Fifa. Il Mondiale 2034 non è un punto di arrivo: è un acceleratore»
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