Da l cercare il modo per farli giocare insieme, al solo Scott. Questa è stata l’evoluzione del centrocampo del Napoli. Dai Fab Four e la loro qualità, alle scelte non ridotte al minimo, ma obbligate. Scrive il CdS: “Tre partite in otto giorni e Scott è già pronto agli straordinari, nulla di diverso da ciò che ha sempre fatto ma con la differenza che stavolta sarà lo special guest nel cuore del campo, il leader a cui chiedere anche uno sforzo e, soprattutto, di autoproteggersi e custodirsi per non rischiare di ritrovarsi improvvisamente anche senza di lui. […] Dopo la sosta, col cambio modulo e il passaggio al 3-4-2-1, McTominay aveva arretrato il proprio raggio d’azione da interno a centrocampista centrale. Compiti diversi, il solito apporto e una confidenza con la porta avversaria blindata: assist per Neres con l’Atalanta, un gol e mezzo con il Qarabag e un’altra prova superlativa all’Olimpico dove ha corso più di tutti (oltre 12 chilometri) con strappi, sprint e recuperi dominando contro Cristante e Koné, esponendo fiero l’etichetta di Mvp dell’ultimo campionato conquistata non solo per i dodici gol ma per una presenza impattante, un gigante capace di spiccare ogni volta su tutti”
