Roma celebra i libri d’ore italiani tra Medioevo e Rinascimento

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(Adnkronos) – Dal 12 dicembre al 15 febbraio 2026 la Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana a Roma ospita “Il tempo della devozione. Libri d’ore italiani tra Medioevo e Rinascimento”, una mostra che ripercorre la storia e la diffusione dei libri d’ore, veri e propri ‘bestseller’ del tardo Medioevo, destinati alla preghiera privata e alla meditazione personale.  

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Curata da Francesca Manzari, Lucia Tongiorgi Tomasi, Ebe Antetomaso e Marco Guardo, l’esposizione propone una panoramica completa sullo sviluppo di questi manoscritti tra XIII e XVI secolo, dai codici miniati per le corti aristocratiche fino agli esemplari di uso quotidiano, acquistati dai ceti emergenti del Rinascimento. 

I libri d’ore, diffusi inizialmente in area franco-fiamminga e passati alla stampa a partire dalla fine del Quattrocento, rappresentano un fenomeno culturale unico: concepiti per la devozione individuale, spesso integravano ritratti e nomi dei committenti nelle preghiere e nelle miniature, diventando strumenti di identità personale e status symbol. “Si tratta di codici che raccontano storie familiari, sociali e spirituali allo stesso tempo”, sottolinea Manzari. Dopo la Controriforma, molti di questi libri furono abbandonati o censurati per il loro carattere autonomo dalla gerarchia ecclesiastica, talora considerati eterodossi o superstiziosi. 

La mostra analizza anche la varietà dei contenuti e delle forme: dai libri piccoli, destinati a un uso quotidiano e privi di illustrazioni, fino ai manoscritti sontuosi decorati con scene sacre, emblemi araldici e paesaggi naturalistici. I libri d’ore hanno avuto un ruolo fondamentale nell’alfabetizzazione, in particolare femminile, trasmettendo la lettura di madre in figlia e accumulando note genealogiche e ricordi di famiglia, al punto da essere definiti “archivi di preghiera”. 

Tra i pezzi più significativi in esposizione, il Libro d’ore di Francesco da Barberino, il più antico della mostra, offre un esempio straordinario di personalizzazione e cicli iconografici unici, ideati dallo stesso poeta e notaio fiorentino. Il sontuoso Offiziolo Visconti, in due volumi, testimonia l’influenza delle mode francesi alla corte viscontea e contiene miniature del celebre Giovannino de Grassi, tra i più importanti artisti lombardi di fine Trecento. Altri codici lombardi, come il Libro d’ore di Balzarrino da Pusterla e quello eseguito per sua moglie Beatricina, mostrano miniature dedicate a santi e preghiere personalizzate, mentre il Libro d’ore di Giberto Borromeo è stato attribuito per la prima volta ad Ambrogio de Predis, collaboratore di Leonardo da Vinci. 

Non mancano testimonianze dei Medici: uno dei codici potrebbe essere stato realizzato per Luisa de’ Medici, morta prematuramente a undici anni, e il Libro d’ore di Alessandro de’ Medici e Margherita d’Austria, esposto accanto a un foglio staccato da un manoscritto precedente, rappresenta uno dei più tardi esempi di libri d’ore manoscritti, con ritratti dei coniugi e decorazioni naturalistiche e gioiellistiche. 

I libri d’ore non erano solo strumenti di devozione, ma anche oggetti di moda, scambiati tra le corti e le élite, che riflettevano abiti, gioielli e paesaggi dell’epoca. Grazie a questa mostra, il pubblico può apprezzare non solo l’eleganza artistica dei manoscritti, ma anche il loro ruolo nella cultura materiale, nella devozione individuale e nella vita sociale delle famiglie italiane tra Medioevo e Rinascimento. 

La mostra sarà aperta al pubblico da martedì a domenica, dalle ore 10.00 alle 19.00, offrendo l’opportunità di scoprire un patrimonio straordinario della storia della lettura, della miniatura e della devozione privata. 

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