Antonio Vergara, parole d’ordine: perseveranza e costanza

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Perseveranza. Costanza di atteggiamento o di comportamento, motivata da propositi virtuosi o sostenuta da convinzione personale. Questa è la definizione di perseveranza se si digita la parola su Google. A volte capita di conoscere delle parole, ma di non riuscire a spiegarne il significato in termini semplici. E quindi, per avere un’idea precisa nella testa, la si cerca in rete, visto che i dizionari cartacei, per certi versi, hanno fatto il loro tempo. Oppure c’è un’altra grande soluzione, che non invecchierà mai, e che permette a tutti di percepire al volo: fare degli esempi.

L’esempio, scrive Il Mattino, può essere di grande impatto, soprattutto se si capisce bene chi si ha davanti e quali possano essere gli effetti. Nell’ambito pallonaro, uno degli aspetti che più sta a cuore i tifosi napoletani è quando vedono un figlio di Napoli insistere talmente tanto da farcela. Ma farcela a far cosa?
Farcela, ce l’ha fatta, ci riesce.
Sono espressioni di uso comune, rigorosamente dette in dialetto, che si portano dietro molteplici significati. Il più comune è anche quello che assume una profondità più seria, quello che sottolinea il duro lavoro svolto negli anni, si porta dietro anche dei sfumature che vanno fuori al campo. Subentrano le insicurezze, la voglia di emergere, magari anche un pizzico di sfacciataggine che non dovrebbe mai mancare.
E allora succede che Antonio Vergara, che ieri ha esordito in Champions League con la maglia del Napoli contro il Qarabag, in un bel giorno di due anni fa in Serie B il suo ginocchio fa crack. «Rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro», è stato questo il comunicato della Reggiana dopo una partita contro la Cremonese il 16 settembre 2023.
Vergara era uscito da quella partita al 16′, sostituito da Eric Lanini. Da quel momento fino a ieri sono passati 801 giorni. Sembra una vita, sono poco più di due anni. Vergara non si è arreso davanti alle difficoltà, anzi. Ha avuto perseveranza e alla fine è stato ripagato dei suoi sforzi.
Ad agosto c’era stato l’esordio in Serie A contro il Sassuolo. Contro il Qarabag, invece, Conte lo ha mandato in campo al posto di David Neres. Qualche secondo di tempo prima dei 6′ di recupero. L’emozione che si percepisce da qualche pallone toccato, la sfrontatezza e la personalità di rischiare la giocata, anche di fino, per mettersi in mostra con il suo esterno. Marianucci sui social lo ha chiamato: «Er trivela».
Il focus è sul campo, però. L’esordio in Champions League a cinque anni dalla morte di Diego Armando Maradona, per un figlio di Napoli  ha sicuramente un sapore speciale.
La costanza e la perseveranza di Vergara gli hanno permesso di conquistare prima la fiducia di Conte in ritiro e poi attestati di stima in conferenza stampa, che si sono poi tramutati nelle entrate in campo con Sassuolo e Qarabag. Il mese scorso c’è stato anche il rinnovo del contratto fino al 2030, segno che il Napoli sul suo gioiellino punta molto.
 Se effettivamente Vergara diventerà una colonna del Napoli questo lo dirà il futuro. Il presente, invece, dice che il ghiaccio è stato rotto.
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