Eugenio Albarella – “Infortuni nel calcio europeo: numeri, cause e la vera strada per migliorare”
Stamattina, leggendo la rassegna stampa, mi sono imbattuto in un articolo del Corriere dello Sport firmato da Giorgio Marota, che affronta ancora una volta il tema — ormai annoso — dell’elevato numero di infortuni nel calcio.
Al netto di tutte le considerazioni su partite, viaggi, jet lag, nazionali ecc., voglio offrire una mia lettura dell’argomento.
“Negli ultimi 5–6 anni i campionati europei hanno registrato un aumento costante degli infortuni.
Ma oltre ai numeri assoluti — già impressionanti — esistono indicatori che aiutano a capire la reale gravità del problema.
Sommando Serie A, Premier League, Liga, Bundesliga e Ligue 1, i club spendono oltre 800 milioni di euro a stagione per giocatori fermi.
Una cifra enorme che pesa sulle società e, indirettamente, sull’intero sistema calcio.
Due indicatori sono fondamentali:
In Serie A, ad esempio, è di 23 giorni di stop.
Un dato che dimostra una buona gestione clinica, evitando problemi a lungo termine.
Gli stop oltre i due mesi sono un parametro chiave per valutare la qualità della prevenzione e del lavoro medico.
Nonostante gli alti numeri totali, la percentuale di infortuni davvero gravi resta contenuta soprattutto in Italia e Spagna.
Serie A, Premier League, Liga: 20 squadre → 4,22 partite/mese(escluse coppe, nazionali, ecc.)
Bundesliga e Ligue 1: 18 squadre → 3,78 partite/mese, ( vedi sopra)con sosta invernale di circa 3 settimane!.
Più partite = più rischio.
I campionati a 20 squadre e senza pause hanno inevitabilmente numeri più alti di infortuni.
Cambiare formato o ridurre gli impegni non è realistico: il calcio moderno vive di economia, sponsor e diritti TV.
La vera soluzione è una sola:
Il problema non sono solo i troppi infortuni, ma i loro costi, i giorni di stop e la percentuale dei casi gravi.
Italia e Spagna dimostrano livelli di gestione molto elevati, grazie a scuole mediche e metodologiche di grande qualità.
La vera soluzione non è cambiare i campionati, ma investire in professionisti e strutture moderne, trasformando i centri sportivi in luoghi di prevenzione, tecnologia e performance.
Solo così, in un calcio sempre più professionale, si potrà davvero invertire la curva degli infortuni£.
A cura di Eugenio Albarella
