ESCLUSIVA – Careca a “Il Mattino”: “La qualità vista con l’Atalanta può fare la differenza in Champions”
La sua prima visita a Pompei 38 anni fa, quando arrivò a Napoli. «Un amico che frequentava la squadra, Serafino Ciaravola, mi parlò del
Santuario e dell’orfanotrofio. E andai là, a trovare quei bambini. Conoscevo la storia di mio padre, che era cresciuto in un orfanotrofio». Il papà di Antonio de Oliveira Filho detto Careca, straordinario attaccante che dominò la scena calcistica mondiale negli anni Ottanta, il partner di Diego Armando Maradona a Napoli nelle stagioni della Coppa Uefa e del secondo scudetto. È tornato a Pompei ieri, accompagnato da Serafino. Lo ha accolto il sacerdote Andrea Fontanella, che gli ha mostrato anche la stanza di Bartolo Longo, proclamato santo un mese fa. Careca ha rivisto l’area dell’orfanotrofio, dove entrò emozionato nell’autunno dell’87. Tante le visite per regalare sorrisi e giocattoli. «Mio padre mi aveva raccontato di quanto era stata difficile la sua vita, anche per questo andavo spesso a trovare i bambini di Pompei. È stata una grande emozione tornare qui, anche per visitare gli Scavi, dove sono state fatte tante altre scoperte», dice Antonio, accompagnato nell’area archeologica dalla guida Aniello Di Maio.
IO E DIEGO
Careca è da alcuni giorni a Napoli. Vacanza e lavoro, le giornate tra l’Hotel Renaissance Mediterraneo e gli amici vecchi e nuovi che lo accolgono sempre con calore. È come se non fosse andato mai via da qui. «Sono in forma ma qui tra pranzi e cene…». Oggi è il quinto anniversario della morte di Maradona, suo compagno dal 1987 al 1991. Avevano sognato di ricomporre la coppia in Sudamerica, in un club argentino o brasiliano. «Eravamo rimasti in contatto, lo sono tuttora con Claudia e le sue figlie. Diego ha regalato amore a chi lo ha conosciuto: ai compagni, agli amici, ai tifosi. È scomparso ma nessuno potrà mai dimenticarlo».
Uno choc il 25 novembre di cinque anni fa. «Nessuno avrebbe mai potuto immaginare quella fine, era giovane».
Li dividevano 25 giorni: Careca è nato il 5 ottobre, Diego il 30. «E lui resta qui, nel cuore».
TOCCO NERES
Careca è stato al Maradona sabato per la partita con l’Atalanta ed è atteso anche stasera a Fuorigrotta, dove ha segnato gol indimenticabili. Quando i tifosi lo incrociano parte il coro “Care’ Care’ tira la bomba”. E lui sorride. «Quando ho visto De Laurentiis in tribuna gli ho detto: tranquillo presidente, facciamo tre gol. E mi ha risposto: non dirlo… Poi i tre gol sono arrivati. Anche quello dell’Atalanta, però. Scamacca è un attaccante bravissimo». Gli occhi rapiti dal connazionale Neres, che ha indossato la maglia del San Paolo, il primo club di Careca, prima di volare in Europa. «Un sinistro preciso e forte, dà il massimo quando gioca vicino alla porta. Sabato si è sacrificato arretrando spesso per dare sostegno alla difesa. Mi ha colpito McTominay: brillante, intelligente, potente. E abbiamo visto che gol è in grado di segnare». Stasera la Champions, arrivano gli azeri del Qarabag che hanno stupito nelle prime 4 partite. «Ne parlano tutti bene però la qualità del Napoli vista nel primo tempo contro un avversario forte come l’Atalanta può fare la differenza. E poi lo stadio dà sempre una grande spinta. Era importante ritrovare la vittoria dopo giorni delicati. Io ho conosciuto Conte da giocatore. Lui vuole da sé stesso e dai giocatori il 200 per cento ma non sempre è possibile. È un allenatore di spessore. Quando Spalletti andò via, dissi che l’unico che avrebbe potuto sostituirlo era Antonio. È arrivato un anno dopo e ha vinto».
Un italiano è alla guida della Seleçao, Ancelotti, avversario di Careca ai tempi della sfida scudetto Napoli-Milan. «L’allenatore che serviva alla nazionale brasiliana perché ha la capacità di gestire i campioni. Mi auguro che Gattuso riesca a centrare la qualificazione al Mondiale: impensabile che anche stavolta non ci sia l’Italia».
Fonte: Il Mattino
