Gianni De Biasi a Il Mattino: “Il Qarabag ha due squadre, e in campionato è sempre campione”

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L’ex allenatore dell’Azerbaigian, Gianni De Biasi, ha parlato in un’intervista a Il Mattino, dove ha sottolineato la realtà del Qarabag, prossimo avversario del Napoli, domani sera, al Maradona, in Champions League.

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Fino al due anni fa l’Azerbaigian era casa sua. Gianni De Biasi è stato ct della nazionale dal 2020 al 2023 e a Baku era una sorta di celebrità. Perché gli allenatori italiani all’estero riescono sempre a portare qualcosa di diverso, di innovativo, di vincente. De Biasi ha imparato a conoscere la cultura azera e si è arricchito grazie a un popolo che solo di recente ha iniziato a seguire davvero il calcio da vicino. Insomma, in pochi in Europa conoscono il Qarabag, domani sera avversario del Napoli in Champions, e i segreti della squadra più vincente nella storia recente del paese.

Di che squadra si tratta?
«Innanzitutto di una squadra che ha la possibilità di spendere tanto per giocatori stranieri che vogliono guadagnare bene. E questo è già un gran bel vantaggio. Hanno giocatori interessanti, magari non veri e propri top player, ma se li affronti a cuor leggero possono creare problemi».

Infatti la classifica del girone unico di Champions dice che la squadra azera ha già collezionato 7 punti.

«Quest’anno sono riusciti a trovare maggiore qualità negli stranieri che hanno reclutato. Sono molto più squadra rispetto al solito. Ma nel complesso non mi stupisce l’andamento di quest’anno perché la Champions è il loro unico obiettivo. In campionato non hanno rivali e la coppa gli serve anche per recuperare un po’ di introiti. Ma non solo».

Prego.
«Hanno praticamente due squadre: una per il campionato e l’altra per la Champions. Oramai da anni dettano legge in patria visto che di fatto vincono sempre loro. L’unica volta che sono arrivati secondi è stato perché hanno buttato all’aria il titolo da soli. Investono tanto ma hanno pochissimi ricavi, perché il campionato non lo vede nessuno».

E in Champions?
«La musica cambia. Anche perché a Baku arrivano a giocare le squadre importanti con calciatori molto famosi. E infatti allo stadio ci sono anche 30mila persone. Si tratta di numeri importantissimi se consideriamo che quando gioca la nazionale ci saranno sì e no 3mila persone sugli spalti. Diciamoci la verità: per il popolo azero la vera nazionale è il Qarabag».

Come nasce il fenomeno Qarabag?
«La proprietà del club è turca. Hanno grosse disponibilità economiche e pertanto non hanno bisogno di fare soldi. Sono una bottega dove si compra tanto ma non si vende mai. Sostanzialmente se trovano dei buoni calciatori non li cedono perché tanto non hanno bisogno di fare plusvalenze».

Hanno tanti stranieri…
«Sì, gli azeri in squadra si contano sulla punta delle dita di una mano. Hanno tantissimi brasiliani e tantissimi africani. Perché negli anni sono riusciti ad aprirsi a questo tipo di mercato grazie ad alcuni agenti e alcuni scout che portano dei giocatori di qualità e di buon livello».

I pericoli principali per il Napoli?
«Akhundzada è un ragazzo del 2004 che gioca in attacco. È forte e ha talento. L’ho avuto anche io in nazionale e sono convinto che abbia grandi potenzialità, molte volte anche inespresse. In campo tira fuori la giocata che può fare la differenza perché ha forza e un ottimo tiro. Un altro azero da tenere d’occhio è Bayramov che non gioca tantissimo in Champions ma è mancino del 2001, pericoloso con le sue conclusioni da fuori area».

E tra gli stranieri?
«La stella è Andrade che sta facendo veramente bene. Èbravissimo nel trovare gli spazi e tirare in porta. Poi direi di fare attenzione a Jankovic, un montenegrino che ha già fatto male al Chelsea. È il metodista che sta davanti alla difesa e fa girare tutta la squadra. Un altro giocatore da temere è l’esterno esterno di sinistra, Cafarquliyev, che spinge tanto e può creare sempre superiorità numerica con le sue giocate».

E l’allenatore?
«Qurbanov è un ex giocatore che praticamente è nato e cresciuto al Qarabag. È un uomo molto tranquillo che ha un grande potere in quella realtà: praticamente comanda lui. È in panchina dal 2008 e porta avanti la sua idea di calcio con il 4-2-3-1, in cui gli esterni difensivi partecipano molto alla fase offensiva, mentre quelli offensivi giocano a piede invertito per accentrarsi e andare al tiro».

Punti deboli?
«Dal punto di vista fisico il Napoli può essere avvantaggiato. Medina e Mustafazade sono i due centrali difensivi che sono certamente forti di festa ma nello stretto fanno fatica».

Per quanto riguarda l’aspetto ambientale?
«Non mi aspetto affatto una invasione da parte dei tifosi azeri. A Napoli arriveranno solo quelli che sono già in giro per l’Europa e in assoluto non è una tifoseria “casinista”»

 

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