Lele Adani a Il Mattino: “A cosa si deve questo momento del Napoli? Una sola parola: infortuni”
L’ex calciatore e commentatore sportivo, Lele Adani, ha parlato in un’intervista a Il Mattino, in cui fra le altre cose, parla del Napoli, e del momento che sta vivendo. “Lele Adani è un uomo che vive di calcio. Da quando si sveglia fino a quando va a dormire. Ha appena staccato con gli impegni della Nazionale – che segue per la Rai – e ha già la testa al suo prossimo appuntamento: “Viva El Tour”, che inaugurerà lunedì 24 con la prima tappa proprio a Napoli, al PalaPartenope..
Partiamo dal campionato che ricomincia dopo la sosta per le nazionali.
«Da un punto di vista delle emozioni e della qualità del gioco la serie A mi sembra un po’ scesa».
Si è già fatto un’idea su quello che potrà succedere da qui alla fine del campionato?
«Viste le premesse è tutto più incerto, non solo tra le prime 4. Perché tutte le partite sono sempre molto incerte. Prendiamo Parma-Milan: nel primo tempo il Milan era in vantaggio e in controllo, poi il Parma sembrava il Real Madrid e quasi la vinceva».
A proposito di partite, l’ultima del Napoli è stata da dimenticare…
«La sconfitta di Bologna ha acceso il campanello d’allarme e l’allenatore lo ha amplificato per far vivere la sosta con le antenne dritte».
Ma secondo lei a cosa si deve questo momento di difficoltà dei campioni d’Italia?
«Una sola parola: infortuni».
Ci dica.
«Dover inserire i giocatori nuovi o valutare la continuità di quelli dell’anno scorso è molto più difficile se puoi ruotare poco. Gli infortuni ti mettono fretta. Inserire i nuovi e giocare ogni tre giorni con gli impegni di Champions è un percorso che doveva essere più graduale e che necessitava di tempo. Eindhoven è stata una caduta brutta, Bologna la partita più negativa dell’era Conte visto che quella di Verona fu la prima del ciclo ed era solo l’inizio prima di prendere la strada giusta».
Sorpreso dalle parole dirette e dure di Conte dopo il ko del Dall’Ara?
«Conte lo conosco solo così. Quel modo di essere e quei valori lì non cambiano. Così come il linguaggio del corpo che va collocato nel momento: Conte è sempre lo stesso e si adegua. Le parole forti dopo la partita più brutta erano pressoché scontate: perché non sarebbe stato Conte. La coerenza è legata al momento».
E ora?
«Tutti si aspettano la ripresa dopo quella sconfitta e quella sfuriata e sono sicuro che Conte sia sul pezzo. È motivato perché è uno serio. Non è che va in vacanza se sta fuori una settimana: questa pausa la prende come parte del lavoro. Non stacca mai».
Quanto stanno pesando gli impegni di coppa?
«La storia ha sicuramente una sua valenza e il doppio impegno sempre pesa, soprattutto nelle squadre di Conte. L’anno scorso avevi tempo per mettere benzina e scaricare. La cosa che sta valutando con lo staff sono gli infortuni che ti amplificano il problema della doppia partita in settimana».
Nell’ultimo periodo qualche calciatore ha lanciato più di un messaggio all’allenatore…
«Si tratta di pensieri detti ad alta voce nel momento in cui alleggerisci un attimo. I calciatori parlano sempre quando sono in nazionale e approfittano di quel momento per mandare messaggi all’allenatore del club. Ma questi ragazzi devono essere guidati a capire cosa è giusto e cosa no. Inutile girarci attorno: possono dire quello che vogliono, ma sanno che grazie alla guida di Conte hanno avuto modo di stupire tutti con quei risultati incredibili dello scorso anno. Ecco perché concedo loro la debolezza e lo sfogo: sanno benissimo che senza quella guida sicura non renderebbero allo stesso modo. E quel comandante che si mette davanti a tutti si chiama Antonio Conte. Anche perché diciamoci la verità: Conte in Italia è abituato ad arrivare o primo o secondo».
E quest’anno come andrà a finire?
«La classifica rispecchia un po’ questo andamento incerto: una che scatta e l’altra che sorpassa. È ancora presto per dare giudizi precisi e aspetterei ancora un po’ per stabilire chi può prendere il largo. Forse solo l’Inter parte un po’ più avanti. Perché poi il Milan ha il vantaggio di poter gestire al meglio la settimana senza coppe, il Napoli ha la guida sicura di Conte mentre la Roma ha la voglia di stupire. Senza dimenticare la Juventus, che non so se rientrerà».
A proposito di incertezze: quanto è insicura questa Nazionale?
«Diventiamo fragili dentro qualsiasi tipo di partita e facciamo fatica a competere contro chi è più forte. Noi stupivamo quando partivamo battuti».
Cosa ci aspetta?
«Ai playoff troveremo due squadre inferiori a noi e la componente psicologica mi auguro non incida sul valore generale. Gattuso è molto serio e passionale. Mi auguro che il peso dell’avversario e la serietà dell’evento ci mettano nelle condizioni di moltiplicare l’attenzione».
Ci aggrappiamo a Pio Esposito…
«Noi siamo stati fortunati a trovarlo e lui è stato bravo a metterci del suo. È diventato pronto in poco tempo e lo definisco “il ragazzo dalle cose giuste”. Quando apparentemente ci presentiamo con un bel vestito e sembriamo credibili, poi usciamo dalla partita, invece lui è sempre sul pezzo».
Lei e i suoi amici Cassano e Ventola siete passati con estrema naturalezza dal campo alla telecamera e ora arrivate anche sui palchi del teatro…
«È la grande magia del calcio. Per me è stato un passaggio naturale legato alla connessione con la gente. E a teatro possiamo essere ancora più inclusivi. Lo facciamo con il nuovo linguaggio: “Ci stiamo tutti ma non dobbiamo piacere a tutti”. Il segreto di “Viva el Futbol”, che ora diventa “Viva el Tour”, è non pensare alle conseguenze ma mostrarsi per quelli che si è nel rispetto più totale e libero del calcio. Insieme alla figura nostra viene fuori quali persone siamo».
La prima tappa è quella di Napoli lunedì prossimo, che poi è anche la vigilia del quinto anniversario della morte di Maradona.
«Sono quasi stupito di come il destino mi metta nelle condizioni di vicinanza alla sacralità di Maradona. Quando Urban Vision ha organizzato il tour non aveva pensato al giorno: è arrivato il giorno, che poi è quello della vigilia del quinto anniversario della morte di Diego. Ecco perché l’indomani andrò in pellegrinaggio nei suoi posti e nella sua Napoli, lo devo a Maradona per quello che mi dà e per la forza che infonde a me. Perché continua a dare a tutti grazia alla palla. Mi sembra un omaggio doveroso al più grande, anche perché non è un ricordo: Diego è dentro di me sempre. Mi sento una persona più forte e più sicura».
Con voi sul palco ci sarà anche un ospite d’eccezione…
«Lorenzo Insigne è in contatto con Antonio Cassano e verrà a trovarci. È un grande orgoglio per Napoli, una figura che rappresenta il napoletano nella sua essenza ed è stato una vita a Napoli. Il napoletano ha una connessione con il calcio che non ha nessuno».
