Serie C, Eziolino Capuano: “Allenare il Giugliano vale più che guidare una squadra in Champions League”

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Eziolino Capuano è tornato. Ha il cappellino blu e i soliti occhiali da sole specchiati. Cammina frettoloso per il campo mentre dirige l’allenamento del suo Giugliano: osserva, incita i giocatori, corregge ogni dettaglio. Ora i gialloblù sono fermi a 12 punti in zona playout nel girone C di Serie C. Queste le sue parole riportate dalla gazzetta:

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“Sarò come un chirurgo. Voglio rimettere in piedi una squadra che prima di me faticava a camminare. Indosserò il camice, ma resto sempre un allenatore del popolo”.

 

Da dove riparte il suo Giugliano?
“Dal gioco verticale e aggressivo. Dobbiamo correre, arrivare primi sul pallone, combattere. Il calcio è uno sport semplice: la squadra deve saper proporre e mantenere le posizioni. Per lo spettacolo c’è il cinema o il circo”.

In quel periodo ha osservato da vicino Mourinho e la sua Inter del Triplete.
“Eravamo degli scolari, ci fu un’incomprensione con il team manager e lui intervenne per difenderci. Ammiro anche il pragmatismo di Conte e Allegri. Non sono un giochista. L’allenatore è come un pittore”.

Cioè?
“Deve avere idee. Pensiamo a Van Gogh, un genio. Quante repliche dei suoi quadri ci sono in giro? Tantissime. Però non appartengono all’originale, quindi non sono arte. Nel calcio serve fantasia, in Serie A come in Prima Categoria. E per un periodo l’ho smarrita”.

 

L’addio al Trapani l’ha segnata profondamente.
“Come fanno a dormire e ad accarezzare i loro cari pensando a quello che mi hanno fatto. Accettare di lavorare con quella dirigenza è stato l’errore più grave della mia vita. L’ho pagato a caro prezzo. Con una lettera vergognosa mi hanno accusato di falsità. Ho portato la questione in tribunale e il giudice mi ha dato ragione. I dieci mesi di dolore che ho passato non li auguro a nessuno. Azzardo il paragone, probabilmente avrei preferito stare in un nosocomio”.

 

In carriera non è mai andato oltre la Serie C. È arrivato il momento?
“Resto concentrato sul presente. Allenare il Giugliano vale più che guidare una squadra in Champions League”.

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