Un secolo di guanti, parate e destini. Nel libro Pali Azzurri di Stefano Cipolat, con prefazione di Giovanni Galli, prende forma un viaggio affascinante tra i portieri che hanno difeso la maglia della Nazionale italiana, dal 1910 a oggi.
Figura solitaria e romantica, il portiere è da sempre il simbolo del coraggio e della fragilità del calcio. E Napoli — città che trasforma ogni partita in teatro — ha saputo amare i suoi numeri uno come si amano gli eroi imperfetti: con passione e indulgenza.
Cipolat, incisore e artista del dettaglio, unisce disegno e memoria per raccontare uomini prima ancora che atleti: dal partigiano Giuseppe Peruchetti al pittore Ezio Sclavi, dal mondano Lorenzo Buffon al cinematografico Ottavio Bugatti, apparso perfino in un film di De Sica.
Ma nel racconto emerge anche una forte anima napoletana. Da Luciano Castellini, “Il Giaguaro” amato dal San Paolo, a Dino Zoff, che prima di diventare leggenda del Mundial ’82 difese la porta azzurra dal ’67 al ’72. Fino a Giovanni Galli, protagonista della Supercoppa del 1990, e a Morgan De Sanctis, eroe della Coppa Italia 2012.
Il filo arriva fino a Alex Meret, friulano adottato da Napoli, che ha contribuito a riportare in città due scudetti in tre anni.
Nelle sue pagine, Cipolat non racconta solo parate ma emozioni. Perché a Napoli la porta non è solo un rettangolo d’erba: è il confine tra paura e speranza. E chi la difende, da Cavanna a Meret, entra di diritto nel romanzo collettivo di una città che vive di estremi — tra la tragedia e la bellezza.
Pali Azzurri è più di un libro sul calcio: è una galleria di vite, un omaggio a chi ha fatto del mestiere più solitario del mondo un’arte di resistenza e poesia.
Fonte: Il Mattino
