Conte su McTominay: “Il problema è che non è più un underdog!”

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Un tour de force di ventidue giorni. Antonio Conte lo spiega molto chiaramente con semplicità e realismo in conferenza. Le sue dichiarazioni attraverso il CdS: «Siamo curiosi di vedere che tipo di risposta daremo dopo questo tour de force. Giocando sette volte in tre settimane ci sarà un inevitabile dispendio importante di energie e bisognerà fare delle rotazioni. Ci sarà bisogno di tutti». Si comincia on the road: oggi alle 18 è in programma la prima tappa all’Olimpico Grande Torino contro il Toro di Baroni. E a seguire, martedì, sfida di coppa a Eindhoven con il Psv.
Innanzitutto il Toro, dicevamo: «Chiunque affronti il Napoli, una squadra con lo scudetto sulla maglia, arriva con le motivazioni al mille per mille. C’è sempre la voglia di fare qualcosa di straordinario». E ancora: «Il Torino è una squadra gloriosa con storia e tradizione, conosco l’ambiente perché è la città in cui vivo: sarà una partita difficile, hanno una buonissima rosa e un ottimo allenatore come Baroni. L’anno scorso la sua Lazio è stata la nostra bestia nera con due sconfitte in una settimana e un pareggio nel finale. Questa sarà un’altra partita». Per quel che riguarda i singoli, inevitabile il riferimento a Neres e Gilmour, pronti al posto di Politano e Lobotka: «Non devono dimostrarmi niente, ho piena fiducia in entrambi. Anche Lang sta lavorando per adattarsi e capire cosa vogliamo da lui e avrà le sue chance». Il più atteso, però, è McTominay. «Il discorso di Scott è molto semplice: lui ha cambiato status. L’anno scorso è stato il migliore del campionato dopo essere arrivato da underdog, da giocatore che doveva dimostrare tutto, che non giocava allo United. Quando cambi status le attenzioni e gli accorgimenti di chi prepara la partita sono totalmente diversi ed è inevitabile che venga visto in maniera diversa. Semplice semplice, la cosa». Nessuna implicazione tattica: «L’anno scorso si è sempre adattato a tutto, con le due punte e con il 4-3-3. E poi, il nostro modulo alla fine è sempre un 4-3-3: può essere tipico con due esterni o atipico con un esterno. Con il Genoa siamo partiti con il tridente e l’abbiamo vinta con i quattro mediani, mentre con lo Sporting abbiamo vinto passando al 4-3-3: abbiamo due certezze, due soluzioni e continuiamo così sia con i quattro centrocampisti sia con i due esterni».

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