Pepe: “Conte mi ha cambiato la carriera, Allegri la persona giusta al momento giusto”

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Dal 2010 al 2015 Simone Pepe ha indossato la maglia della Juventus, vincendo quattro scudetti con Conte e Allegri. Appesi gli scarpini al chiodo, ha intrapreso una nuova carriera fondando, insieme all’ex compagno Giuseppe Sculli, la SP Group: un’agenzia che segue giovani calciatori, ai quali trasmette gli stessi insegnamenti ricevuti dai suoi allenatori più influenti.

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Aveva le idee chiare subito dopo la fine della carriera da calciatore?
«Già a quei tempi mi piaceva vedere partite di tutti i campionati e così ho portato avanti l’idea di diventare un procuratore».
I consigli che oggi può dare ai suoi assistiti?
«Tanti ragazzi cercano sempre la scusante ma gli dico sempre che “se tu fai bene, nessun allenatore e direttore ti lascerà fuori squadra”. A 42 anni capisco cose che a 25 mi erano più difficili. Ai ragazzi dico di impegnarsi e fare i professionisti al 100%».
Si porta dietro anche i consigli di Antonio Conte?
«Beh il mister mi ha cambiato un po’ la carriera».
Perché?
«Ero sempre stato un grande faticatore e un grande corridore. Lui mi ha migliorato il modo di correre aggiungendoci la qualità: non più avanti e indietro, ma un lavoro più adatto a farmi essere lucido quando andavo in fase d’attacco. Poco da dire: come allenatore è il top».
Tutti dicono che con Conte si arriva o primi o secondi: come mai?
«Non credo si possa spiegare a parole».
Addirittura?
«Chi lo ha vissuto lo può capire, raccontarlo è più complicato. Ti entra dentro. Sa toccare le corde giuste. Ti arriva dritto al cuore e ti spinge a fare sempre meglio, sempre di più».
Tatticamente cosa le ha insegnato?
«In un anno con lui abbiamo cambiato 3 o 4 moduli: vuol dire che aveva una preparazione di base straordinaria. Ma d’altra parte prende la Juve dopo anni che non vinceva e vince, prende l’Inter e vince, il Chelsea e vince, il Napoli e vince».
Il segreto?
«Non credo ne sia uno. Di sicuro in campo è tutto codificato, nulla è improvvisato. Ogni giocatore sa sempre cosa fare, quando e come muoversi. Riesce a farti avere sempre tante soluzioni».
Dopo Conte è arrivato Allegri…
«È stata la persona giusta al momento giusto».
Come mai?
«Allegri ha il carattere giusto e ha saputo non stravolgere la squadra ma gestirla in maniera perfetta. Nella gestione è un allenatore top. L’anno dopo Conte abbiamo vinto Scudetto e coppa italia e siamo arrivati in finale di Champions. Allegri è una persona sveglia e intelligente perché si adatta al gruppo che ha. In quel momento serviva quel tipo di persona. Con lui tornavo da un infortunio abbastanza grave e non ero proprio al centro del progetto ma ha saputo aspettare e mi ha dato anche lo spazio. Avevo più di 30 anni e a quell’intensità c’era gente che stava meglio fisicamente, ma sapeva ritagliarmi il ruolo giusto ogni volta».
Si dice che Conte sia un martello…
«Racconto un aneddoto che magari rende l’idea. Juve-Lazio, vinciamo 3-0, Conte arriva in riunione arrabbiato nero, eppure tutti noi ci aspettavamo ci dicesse “Siete stati bravi”. Niente, inizia a farci vedere quello che avevamo sbagliato. A quel punto, io, che ero quello simpatico del gruppo, mi giro e gli dico “Mister, ma noi eravamo i bianconeri eh”. Non ho manco finito la frase e a momenti mi mangia. Perché per lui non esistono altri modi di vivere anche le vittorie».
E le sconfitte?
«Conte te la fa vivere un po’ peggio di Allegri che invece vede sempre il bicchiere mezzo pieno. Antonio vuole vedere subito come hai sbagliato, Max inizialmente è più tranquillo. Che poi fuori dal campo Conte è davvero simpaticissimo eh».
Oggi come la farebbero giocare?
«Ovviamente parliamo di posizioni, perché le qualità dei singoli sono una cosa a parte. Nel Napoli di Conte goccerei al posto di Politano che è più codificato. Mentre nel Milan di Allegri giocherei nel ruolo di Pulisic: parte esterno ma tende ad accentrarsi. Allegri lascia più libertà, mentre con Conte devi avere la tua posizione e sei libero solo negli ultimi metri».

 

Fonte: Il Mattino

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