

Normale controllo, le ansie sono più per una partita che non si stappa. Para da campione su Ainsalu, l’altezza e la rapidità di discesa sono da Pallone d’Oro.
Si limita a tenere la posizione, sulla fascia spinge un po’ meno, sventa il pericolo di testa, fa quello che deve e sa fare. Bene.
Deve fronteggiare Sappinen e impostare, chiudere quando s’inceppa qualcosa l’ha dietro: è il primo riferimento, non delude e segna.
Elegante, s’alterna con Bastoni in costruzione, nel ruolo che predilige, fino a spingersi nelle fila nemiche, portando scompiglio (ricordate la Croazia?).
Un suo errore innesca il primo pericolo estone, a firma Käit. Poi però prende le misure, l’intesa a sinistra c’è, ci prova due volte, in una è bravo Hien. Suo il cross del gol.
Entra e incide subito: assist, macina la fascia che è un piacere.
Spina nel fianco, tiri, cross, colpo di testa, fa perdere la bussola agli avversari, sforna assist.
Ci prova con la specialità della casa, la mezza rovesciata.
Corre ovunque, a destra e a sinistra, si propone e arretra. Lo schema a due di centrocampo non gli calza a pennello, il suo contributo però non manca.
Fra i migliori, se non il migliore, soprattutto perché regge la baracca nel momento più delicato della serata di Bergamo. Lui c’è sempre: attacco, difesa, costruzione, interdizione.
Deve tenere alte le energie.
Entra, assist per Retegui e un gol in cinque minuti. E non contento, ancora un passaggio decisivo. E’ sempre presente. Cos’altro?
Si propone spesso come centravanti boa, fa la sponda per Politano in due occasioni, cerca di aprire la cassaforte estone. Ci riesce di testa, poi colpisce un palo.
Il piacere dell’esordio.
Tornare nella sua Bergamo moltiplica energie e forza, rincorre e prova a regalarsi la gioia del gol, fa tanto, assist di tacco per Kean compreso. E poi la doppietta che accende il New Balance stadium.
Fonte: CdS
