Centoquarantanove giorni dopo, il Napoli conosce la sconfitta: l’ultima volta era accaduto a Como in campionato, il 23 febbraio, e quel tuffo nel lago costò temporaneamente la vetta della classifica. Quella di ieri contro l’Arezzo a Dimaro, la squadra gagliarda che l’ex Bucchi continuerà a preparare per la prossima stagione in Serie C con maggiore entusiasmo e fiducia dopo aver battuto i campioni d’Italia per 2-0, non ha avuto alcuna conseguenza.
Verrebbe da dire: tutto normale, considerando i carichi di lavoro massacrante che il gruppo sta mandando giù senza sosta, mattina e pomeriggio, da sei giorni. Certo, Antonio Conte non sarà contento – un eufemismo, conoscendolo – e come lui anche i giocatori: nessuno avrebbe voluto un debutto del genere con lo scudetto sulle maglie, uno stadio sold out (2.200 spettatori) e De Bruyne in campo.
Ma nessuno ne farà una tragedia. È successo e può capitare anche se ci sono due categorie di differenza e sei il campione: la fatica e le tossine accumulate in questa primissima fase di allenamenti e ripetute, chilometri di corsa e sessioni atletiche estenuanti come e più di un anno fa, hanno imballato le gambe e appannato le menti nella rifinitura, nelle conclusioni e in qualche tempo d’intervento. Il bis di Varela al 90′, su regalo di Mazzocchi due contro uno, è il simbolo. Di questi tempi può andare così, non è scontato ma è un rischio connesso a certi tipi di preparazione.
E comunque qualche buon segnale fino a quando la stanchezza non ha prevalso del tutto è stato colto: i principi sono quelli saldi, di sempre, intensità nella pressione e tanta costruzione. Di contro, per il momento è rimasto anche il solito difetto pericoloso: il gol. Il test di sabato a Carciato contro il Catanzaro, squadra di Serie B e avversario di fine ritiro, racconterà qualcosa in più. Fonte: CdS
