ESCLUSIVA – Arturo Di Napoli si racconta: “Giocare a Napoli un sogno diventato realtà! Gli azzurri possono far bene anche in Champions. Che emozioni a Messina!”
Re Artù ripercorre la sua carriera fra ricordi, emozioni e aneddoti
Arturo Di Napoli, ex calciatore – fra le altre – del Napoli (in maglia azzurra totalizzò 28 presenze e 5 reti fra il 1995 ed il 1997), ha rilasciato un’intervista esclusiva ai microfoni de ilnapolionline.com toccando vari temi, come i suoi trascorsi in campo e la Serie A ai nastri di partenza il prossimo 23 agosto che vedrà la squadra di Antonio Conte duellare quale campione in carica.
Che ricordi hai della tua avventura in maglia azzurra?
“Un’avventura fantastica ed un sogno che si è realizzato, visto che tutti i miei familiari sono napoletani e tifosi del Napoli. Giocare ed indossare quella maglia è stato fantastico. Uno dei ricordi più belli è il rigore contro la Sampdoria al San Paolo (l’1-0 ai blucerchiati del 28 aprile 1996, n.d.r) in una situazione non facile: quel gol ci consegnò la salvezza matematica dopo un periodo difficile. E’ un ricordo fantastico di una città fantastica”.
Quello dell’epoca era un Napoli molto diverso rispetto ad oggi. In mezzo agli svariati problemi societari, per voi calciatori pesavano le difficoltà del quotidiano?
“In quegli anni, gli ultimi con Ferlaino alla guida, non c’era la possibilità di acquistare giocatori di un certo livello però a noi non è mai mancato nulla: certo, era chiaro che quello non fosse più il Napoli di Maradona o quello attuale, ma la proprietà non ci ha mai fatto mancar qualcosa. A differenza di quel che sarebbe accaduto qualche anno dopo, tutto era ancora nella norma”.
Che ricordi hai, in primis a livello umano, di Vujadin Boskov e Gigi Simoni, i due allenatori della tua avventura azzurra?
“Porto con me ancora oggi il ricordo di due persone di uno spessore unico. Boskov viveva il calcio con filosofia ed allegria, aveva un modo di trasportarti unico nel suo genere, come il ‘meglio perdere una partita 5-0 che cinque partite 1-0’ oppure ‘rigore c’è quando arbitro fischia’. Tutte frasi che il mister ripeteva anche a noi da persona genuina quale era anche culturalmente. Simoni era un po’ il papà di tutti, aveva sempre la calma e il savoir-fare di una persona mite in un calcio diverso da quello di oggi. Anche lui aveva uno spessore umano pazzesco, non ricordo nelle nostre esperienze comuni avesse mai alzato la voce. Dava e riceveva in cambio un rispetto pazzesco senza mai porsi sopra le righe”.
In tanti, soprattutto i più giovani, ti ricordano con la maglia del Messina, che hai trascinato a suon di gol in Serie A e dove sei diventato Re Artù. Cosa porti ancora dentro di te di quella lunga esperienza?
“Quelli di Messina resteranno sempre dei ricordi indelebili. Abbiamo riportato i colori giallorossi in Serie A dopo ben 40 anni dall’ultima volta e disputato tre stagioni in massima serie. Sono stati anni bellissimi ed ancora oggi io detengo il record di miglior marcatore nella storia del Messina in A. A quell’esperienza mi legano ancora tanti bei ricordi di una piazza che ha sempre vissuto il calcio con amore e passione come accade in tutto il Sud. Mi auguro che il Messina possa presto ritornare quello di una volta: lo meritano sia la città che la tifoseria, che dal post Franza non ha ancora trovato un presidente adeguato. A vederli così martoriati, mi piange il cuore”.
Quando sei arrivato in riva allo Stretto, il Messina non se la passava molto bene in Serie B. Poi in panchina subentra Mutti ed ha inizio una grandissima cavalcata.
“Io arrivai in Sicilia verso ottobre-novembre quando la squadra era ultima in classifica. In quel periodo aveva provato a cercarmi anche l’Ancona in Serie A ma il ds Fabiani (oggi alla Lazio, ndr) mi convinse ed alla fine accettai la proposta dei giallorossi. L’inizio non era stato facile e lo spogliatoio era un po’ in subbuglio per ottenere i risultati giusti. Appena arrivato, Mutti ristabilì l’ordine ed il rispetto dei ruoli e da lì iniziammo una straordinaria cavalcata che ci portò alla promozione, chiudendo addirittura prima dell’Atalanta in classifica quando i bergamaschi si erano ritrovati a lungo in testa. Quella Serie B fu lunga ed infinita, ma bellissima (il riferimento è al campionato cadetto della stagione 2003-04, che annoverò ben 24 formazioni dopo il blocco delle retrocessioni relativo al Caso Catania dell’estate 2003, ndr)”.
Arrivati in Serie A, pronti-via, il Messina batte nel giro di pochi giorni sia la Roma vice campione che il Milan campione in carica, a San Siro.
“Furono emozioni uniche. Successivamente battemmo anche l’Inter in casa per 2-1 e arrivammo alla partita contro la Juventus da primi in classifica appaiati ai bianconeri, che a Messina in due occasioni erano sempre stati fermati sul pari. Si era creata un’atmosfera fantastica e quel periodo resterà senza dubbio il più bello per i colori messinesi, nella speranza che possano riviverne altri nonostante le difficoltà”.
Prima del Messina anche altre stagioni importanti per te, come al Vicenza nell’anno della Coppa delle Coppe. Quella doppia gara contro il Chelsea grida ancora vendetta?
“Assolutamente sì, avevamo raggiunto la semifinale dopo un percorso incredibile. In casa vincemmo 1-0 e, forti di quel risultato, a Stamford Bridge andammo molto carichi. Passammo anche in vantaggio, ma il nostro sogno svanì per mano di Zola e Vialli. Con un pizzico di fortuna in più si poteva ottenere qualcos’altro, ma lo strapotere inglese e la carica di un intero stadio fecero la differenza. Per tutti noi di quel Vicenza fu comunque un’esperienza fantastica”.
Forse non tutti sanno che hai giocato in altre piazze importanti, come al Venezia – fra Serie A e B – e alla Salernitana, due squadre che oggi non se la passano proprio bene…
“Quando una piazza importante come quella di Salerno passa per una doppia retrocessione è chiaro che siano stati commessi degli errori, ma alle spalle c’è una proprietà forte in grado di ripartire e in Serie C non si potrà far altro che risalire: lo si deve ad una città appassionata ed innamorata dei propri colori. Ma più di qualche errore è stato commesso perché due retrocessioni sono sentenze che parlano chiaro e dove c’è poco da giustificare. A Venezia, invece, non ci sono grandi pressioni e c’è quindi la possibilità di far crescere i propri giovani: gli arancioneroverdi nella scorsa stagione sono stati anche sfortunati, raccogliendo meno di quanto avrebbero meritato. Di Francesco e i suoi ragazzi hanno disputato un buon campionato, ma è chiaro che il risultato finale è quello che resta. Con Stroppa in panchina, una garanzia per la Serie B, si può ripartire e puntare immediatamente alla promozione”.
Il Napoli ripartirà con lo scudetto sul petto e ad oggi è la squadra più attiva sul mercato. Dopo l’addio quasi definitivo di Osimhen e i rinforzi finora giunti, cosa serve ancora agli azzurri per essere ancora più forti?
“Il percorso fatto dal Napoli di De Laurentiis nell’arco di tutti questi anni è stato incredibile nonostante molte critiche ricevute in questi anni, ma gli azzurri oggi sono una società solida come testimonia l’arrivo di De Bruyne, un colpo di mercato che fa capire a che livello è arrivata questa squadra. Un’altra cosa straordinaria è l’aver trattenuto Conte che potrà quindi dare continuità al progetto iniziato lo scorso anno, a differenza di quel che accadde due anni fa con Spalletti. Quello che verrà, sarà a mio giudizio un Napoli molto divertente e determinato a far bene anche in Champions. Oggi quello azzurro è un top club a tutti i livelli, nell’organizzazione e nella mentalità al culmine di un percorso di consolidamento incredibile”.
Chi potrà insidiare maggiormente gli azzurri?
“La squadra da vincere è sempre quella da battere, ma subito dietro c’è l’Inter. Non sottovaluterei neppure il Milan di Allegri senza competizioni europee e la Juventus. Sono curioso di osservare la Roma e quanto i calciatori giallorossi saranno in grado di calarsi nella mentalità di Gasperini. Oltre a queste formazioni, mi aspetto la classica outsider come la Fiorentina, vogliosa di puntare alla Champions. Ma a dar noia al Napoli potrebbero essere soprattutto le tre grandi del Nord più la Roma”.
Chiudiamo con un aneddoto sella tua carriera.
“Fra i tanti episodi, ricordo ancora oggi l’esordio in Serie A col Napoli e la promozione a Messina, con lo stadio gremito e la gente addirittura affacciata ai balconi. Momenti indelebili”.
Intervista a cura di Riccardo Cerino
