ESCLUSIVA – Gianni Improta: “Il calcio è una scuola finita, si cresce e si migliora”

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Nella giornata odierna abbiamo realizzato un’intervista esclusiva a Gianni Improta, ex calciatore del Napoli, allenatore di calcio e dirigente sportivo italiano.

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Nell’intervista sono stati affrontati diversi temi, dalla sua esperienza a Catanzaro e Castellammare, al mercato del Napoli per poi concludere con i settori giovanili di calcio.

Ecco le sue parole:

Come si è trovato in piazze come Castellammare e Catanzaro?Direi più che bene, apprezzano la serietà. Sono due piazze che mi hanno segnato nel profondo e tutt’ora ho ancora rapporti che si riscontrano nell’amicizia. 

Quale posto, oltre la città partenopea, le è rimasto nel cuore?Catanzaro sicuramente, dopo aver disputato 4 campionati, sono rimasto lì per altri 16 anni. Con Catanzaro ho un rapporto speciale. 

Nel momento in cui Ferlaino decise di cederla alla Sampdoria si scatenò l’ira dei tifosi, che sfociò in uno striscione con su scritto “Si può vendere il Vesuvio ma Improta no”, lei era a conoscenza di questo striscione? Se si, cosa ha significato per lei? No, non ne ero a conoscenza, ma so che la tifoseria chiese alla Questura un’autorizzazione per un corteo. Questo striscione mi accompagna tutt’ora nella mia vita, nessuno striscione è stato fatto per un giocatore ed io ne vado fiero.

Secondo lei, con quale modulo giocherà il Napoli e chi saranno gli interpreti a centrocampo? Il Napoli con la campagna di mercato che sta portano su, è di alto livello. Opterei sempre per un 4-3-3, per i centrocampisti sicuramente saranno Lobotka, De Bruyne e McTominay. Indubbiamente, ci sarà posto anche per Gilmour e Anguissa, Conte vuole due nominativi per ruolo, perchè deve affrontare quest’anno più competizioni.

Chi punterà il club azzurro come attacco in Champions, Farà turnover o punterà gli stessi? In Champions, Conte metterà chi riterrà più opportuno e penso che la formazione resterà quella che affronterà il girone dall’inizio.

Secondo lei, a quanto visto nel mercato attuale fatto dal Napoli, quale pedina manca ancora per affrontare le tre competizioni in cui è occupato quest’anno? Indubbiamente, è mancante ancora di una punta importante, dopo la vicenda di Osimhen, magari anche di un esterno basso di destra che possa sostituire Di Lorenzo.

Lei, siccome è un uomo di esperienza, come interverrebbe sul settore giovanile della società azzurra? È arrivato il momento di mettere un centro sportivo per i ragazzi, che se trattato come una società che abbia le sembianze di un club, arriveranno ragazzi anche fuori dall’Italia. Mi auguro che il presidente stia lavorando su questo aspetto.

Lei è stato responsabile del settore giovanile della federazione gioco calcio, che cosa è cambiato dall’epoca sua ad oggi? Qualcosa è cambiato, prima il presidente gestiva ciò che è la sede centrale, ad oggi, invece, non c’è più un singolo presidente ma ci sono tante persone che aiutano. È cambiata proprio la testa. Io penso che in Campania si stia facendo bene, Zola rappresenta alla grande la Serie C.

Secondo lei, quali sono le figure più importanti in una scuola calcio per la formazione di un calciatore sia dal punto di vista tecnico che personale? A livello tecnico ci vorrebbero i maestri di calcio, la tecnica la puoi migliorare anche a 40/50 anni, è normale che dal punto di vista personale ci vuole qualcuno che imponga ai ragazzi il giusto comportamento da assumere. Il calcio è una scuola finita, cresci, ti confronti, migliori.

In Italia c’è qualche scuola calcio che può essere trainante? Diciamo che non si parla delle singole scuole calcio, è normale che la scuola calcio serve ad unire proprio nello sport, bisogna inculcare ai ragazzi che la sconfitta non è un demerito bensì la si accetta per la bravura degli altri.

Che cosa cambia, all’estero, nella formazione dei calciatori rispetto ai nostri? All’estero sicuramente c’è più organizzazione, qui siamo un po’arretrati e questo probabilmente fa la differenza. Ma non dobbiamo imparare nulla da nessuno, calciatori si nasce non si diventa. Puoi diventare un’esempio nascendo calciatore.

 

Intervista a cura di Emanuela Menna

Divieto di riproduzione senza citazione della fonte (R)

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