Federico Buffa a Napoli: «Il potere consolatorio di Diego»

Il racconto di Maradona sulla Msc World Europa

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Federico Buffa racconta Maradona in “…Se parlassimo anche della Milonga del Futbol?…”. Il giornalista e storyteller italiano ha portato in scena, nel pomeriggio di oggi, a bordo della Msc World Europa, durante la sosta nel porto di Napoli, uno spettacolo in cui racconta i più illustri personaggi del mondo dello sport.

 

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Argomento principale dello show, ovviamente, Maradona, di cui Buffa dice: «In un mondo che si sta muovendo malamente in un calcio controllato dai fondi americani, dove la parte romantica del gioco sta sparendo, per favorire, come al solito, il business, Diego comunque è immanente e presente nella nostra vita.Quello che secondo me si sottovaluta di Maradona è l’amore profondo nei confronti del gioco, la sua sacralità e il valore consolatorio del calcio. Diego ha consolato milioni, io sarei per miliardi, di persone sulla terra. Il suo valore tecnico, per me, arriva addirittura in secondo piano rispetto al suo potere consolatorio».

 

Buffa è partito parlando delle origini di Diego, dal soprannome del padre, “Chitoro”, all’infanzia difficile all’interno di Villa Fiorito, per poi arrivare alle gesta del Pibe de Oro tra Napoli e i Mondiali ’86: «Il 25 dicembre, anzi no, è il 30 ottobre del 1960, di domenica, e nel mondo latino si festeggiano prima la religione e poi il futbol. Il dottore alla nascita di Diego disse alla madre, Donna Tota: «Tutto muscoli e capelli, può darsi che questo sia il futuro re d’Argentina».

Buffa ha poi parlato dei giorni che hanno portato alla dipartita di Diego: «È morto. Lo stesso giornO di George Best e di Fidel Castro. Ha vissuto tutta la sua vita come se non ci fosse un domani ma è morto oggi, e con lui non c’è nessuno. Non c’è una moglie, una fidanzata, un’amante. Non c’è un figlio, una figlia, un nipote, una nipote. Ci sono solo 4 oggetti: un materasso, perchè lui ormai dorme solo per terra; c’è un gabinetto chimico, perchè Diego non riesce più a sedersi sulla tazza; c’è un mazzo di fiori finti e un cartoccio della pizza. L’equipe intitolò: “Dieu est mort”, ma Dio non muore così».

 

Il giornalista ha poi concluso con quello che i napoletani direbbero di Maradona: «A Napoli vi diranno che lui ha palleggiato per ore con qualsiasi frutto rotondo per far felici le scolaresche dei quartieri disagiati della città; vi diranno che i compagni di squadra lo adoravano più del suo pubblico, il che è assurdo nel mondo del calcio». 

FONTE: IL MATTINO

 

 

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