Napoli, i calciatori stranieri ti amano

Napoli, i calciatori stranieri ti amano

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I calciatori stranieri del Napoli sono innamorati della città, una storia che si ripete ormai da anni.

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Fonte: Il Mattino

Parafrasando citazioni radiofoniche ormai sempre virali sui nostri social. In quale città italiana un belga viene adottato per quasi un decennio e finisce per dare al primo figlio uno dei nomi più noti del posto? E in quale città uno scozzese alto e biondo si ritrova in sei mesi a parlare la lingua di quel posto come fosse la cosa più naturale? La risposta è facile, è la stessa che darebbero in quella radio virale. Ma evitando le musichette ironiche. Napoli fa così. Senza nascondere nulla sotto il tappeto.

Ma i suoi punti forti li esalta. E accoglie tutti, forse è la cosa che le riesce meglio. Figurarsi cosa può fare con uomini, ragazzi, calciatori che arrivano da più o meno lontano e poi diventano pure beniamini di quei colori. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato Scott McTominay: era arrivato sul finire d’agosto scorso dalla Premier League. Se qualcuno si aspettava un algido britannico distaccato dal resto sarà stato deluso. Non è la prima volta che succede, ma non c’è da stupirsi. Ce lo aveva spiegato bene Johann Wolfgang Goethe che nel 1786 venne a visitare l’Italia e rimase letteralmente stregato dalla bellezza del Golfo napoletano. Le pagine più importanti del suo “Viaggio a Napoli” hanno aperto le porte ai primi turisti dell’epoca. E chissà che non siano state fondamentali pure per il pallone.

GRAND TOUR DEL CALCIO

I giovani ricchi del Settecento giravano l’Europa per scoprire quello che non avrebbero potuto sapere restando a casa. Oggi quello vissuto a Napoli è un vero “Grand Tour” del pallone. Che pur sempre arte è, intendiamoci. Magari più moderna. L’esperienza di McTominay quest’anno traccia una linea iniziata da altri azzurri. Ha sposato sin da subito la città e non da solo, ma insieme con il resto della famiglia. Le immagini della festa scudetto sottobraccio con il napoletano Pasquale Mazzocchi sono e resteranno iconiche. Il sunto perfetto di cosa Napoli può fare anche a chi napoletano non è.

Il claim di “McFratm” è solo l’ultimo passo di una piazza che abbraccia: prima di lui c’era stato un altro centrocampista a diventare cittadino per metà. Arrivava dalla Slovacchia, Marek, ma in un attimo si ritrovò a essere Marekiaro. Una assonanza con quel posto incantevole abbracciato da Posillipo, anche se lui a Posillipo non ci ha poi mai vissuto. Ghoulam ha celebrato lo scudetto in città – volto di Sky Sport per le ore speciali – da vero tifoso. Lui Napoli l’ha conosciuta a braccetto con Kalidou Koulibaly, un senegalese diventano azzurro. Non parlava solo napoletano, da napoletano viveva. Tra la gente di ogni quartiere.

DOPPIO CIRO

Quando Mertens arrivò era poco più di uno sconosciuto. Qualche giorno fa ha ribadito di voler vivere a Napoli dopo il ritiro. Anche lui, come tanti ex, ha tifato per lo scudetto via social. Da Palazzo Donn’Anna il bello si vede tutto. E lui lo ha portato in campo trasformandosi nel marcatore più prolifico della storia azzurra. Dai napoletani non è stato adottato, però, semplicemente perché è diventato uno di loro. Quel “Dries” sembrava troppo distante dai suoni abituali. Ecco perché, gol dopo gol, è diventato Ciro. Così tanto Ciro che quel nome è passato anche dai tifosi all’anagrafe per suo figlio.

Le parole di De Crescenzo sono diventate impossibili da dimenticare: «Dovunque sono andato nel mondo, ho visto che c’era bisogno di un poco di Napoli». Mertens lo avrà suggerito anche al suo amico De Bruyne, che di Sorrento era già diventato pazzo il giorno del suo matrimonio e ora potrebbe innamorarsi anche di tutto il resto. Dalla Costiera al Golfo, dal blue di Manchester all’azzurro di Napoli. Pronto a cambiare vita per ripetere il percorso fatto da Scott. Da Manchester a qui. E pronto a farsi adottare dalla città. Dove potrebbe succedere, se non a Napoli?

Fonte: Il Mattino

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